Era nato in San Rocco alla vigilia del primo conflitto mondiale (1914) ed eè scomparso il 20 settembre 2008. Era detto Bruno Peratòr, in quanto la madre, molti anni prima della sua nascita, aveva danzato con il mai dimenticato Imperatore Francesco Giuseppe in visita a Gorizia. È stato uno storico agricoltore sanroccaro, ma la sua vera vocazione era la musica. Aveva coltivato questa passione prima come cantore nella Corale del Borgo, sotto la direzione del maestro Emil Komel (1875 – 1960), e poi nella veste di direttore per quarantaquattro anni (dal 1948 al 1992). Come ha sottolineato mons. Dipiazza, durante l’omelia nel giorno delle esequie, “Bruno Cumar ha sempre affermato che non c’è nulla di più bello che cantare in chiesa, per almeno due motivi straordinariamente importanti: primo perché hai il pubblico più interessato ed attento, Dio e il suo popolo, e in secondo luogo perché la corale parrocchiale è accolta con gratitudine e non giudicata dal momento che cantando prega”. E come non ricordare le parole della cara maestra Nevina Bisiach, che lo ha affiancato per tanti decenni, “Bruno Cumar dirigeva sempre sicuro e deciso grazie le sue grandi mani e la sua possente voce da basso. Aveva però l’abitudine di inumidirsi le dita per girare le pagine e quando guardavamo sullo stesso spartito, spesso accadeva che ne girasse due insieme e a quel punto l’organista faceva un po’ ad libitum!”. Questa sua grande passione gli era stata trasmessa dal frate cappuccino P. Stefano Carlo Duse (1902 – 1969) che si stabilì a Gorizia nel 1930 e in pochi mesi creò dal nulla una cantoria con i ragazzi della zona, quando lasciò la città molti di quei giovani continuarono l’attività a San Rocco. Tra il 1950 e il 1954 la corale scoprì un periodo di attività frenetica: sei prove alla settimana, un repertorio nuovo da studiare e un numero straordinario di celebrazioni da coprire. Il coro in quegli anni ebbe modo di dimostrare la sua preparazione non solamente in città ma anche in provincia e in diversi pellegrinaggi che venivano organizzati con regolarità nei santuari mariani del triveneto. Bruno Cumar lascia uno splendido esempio di assiduità nel servizio, di perizia, carisma e fedeltà alla Chiesa del suo amato Borgo. Nel giorno delle esequie la Corale gli ha dedicato la Messa da Requiem del Perosi, uno dei suoi autori prediletti basti pensare che il coro di San Rocco aveva in repertorio otto messe del Perosi su un totale di tretadue e la “Seconda Pontificalis” era stata completamente trascritta dallo stesso Cumar, mezzo tono più in basso, a causa della tessitura troppo acuta per i tenori.
Vanni Feresin