CARNEVALE 2017TRA TRADIZIONE, INNOVAZIONE E DIVERTIMENTO
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Anche quest’anno il Centro per le Tradizioni parteciperà alla grande sfilata carnascialesca del 19 febbraio, con decine di carri e bande, e al corteo “funebre” di Re Carnevale mercoledì 1 marzo, con partenza da Piazza E. De Amicis, attraverso le vie cittadine. Come di consueto il Centro per le Tradizioni vuole sostenere l’iniziativa promossa da “Gorizia festeggiamenti” e dalla Pro Loco cittadina anche per tenere alto il nome di Gorizia in quella bella realtà che è il Carnevale Provinciale.
Quest’anno ci sarà anche una ventata di novità a partire dallo sposalizio di Re Carnevale, il giovedì grasso, fino ai suoi solenni funerali, con nuovi sposi e nuove vedove!!! Mi raccomando non mancate! Sfogliando le cronache di Guido Bisiani, cronista e storico della città di Gorizia e di Borgo San Rocco, possiamo ricavare che il carnevale in città era un periodo dell’anno molto intenso ed atteso, soprattutto nella prima parte del XX secolo, con una notevole serie di iniziative che andavano dalla sfilata, ai balli, alle sfide tra i Borghi. Il Ballo dei contadini “Il Lunedì” del 28 febbraio 1949 a firma Guido Bisiani Il Ballo dei contadini, che da oltre quarant’anni suole tenersi nella sala del Unione Ginnastica Goriziana il lunedì grasso, è una caratteristica manifestazione del Carnevale goriziano. La “prima” di questa veglia, ormai tradizionale, si tenne il penultimo giorno del carnevale 1908, ad iniziativa di un gruppo di agricoltori e floricoltori cittadini, fra i quali Raimondo Gorian, Stefano Vecchiet, Giovanni Tausani e Antonio Drosghig. Alla festa intervennero le autorità cittadine con il sindaco Giorgio Bombi ed una folla che gremiva la sala convenientemente addobbata con motivi rustici. A mezzanotte si svolse il rito simbolico delle nozze, così come solevano celebrarsi nella vecchia Gorizia, rito che costituisce tuttora la parte può attesa della serata. La cerimonia comprende il corteo nuziale accompagnante lo sposo sul palco per il prelievo della sposa, la quale, dopo il lancio della colomba, le pistolettate a salve ed il contratto di nozze – un gustoso battibecco fra i genitori degli sposi – viene consegnata al giovane designato. Fa seguito il brindisi, al canto d’un allegro versetto di circostanza. Una decina di coppie di ballerini, con accompagnamento musicale, si esibiscono indi nell’antica danza popolare “La furlana” la quale si conclude con il ritornello: “Tu balis tu Pieri si si che io bali le un piez che ti ciali Nin tu ses miò. Se ustu Ninine plui mior di cussì, ti ciapi, ti busi e ti meni a duarmì” Sposi e ballerini si raccolgono infine a tavola, ove consumano allegramente la tipica cena con “polenta cul toc di dindiàt” (sugo con tacchino) e vino. Grande interesse comporta la scelta degli sposi per questo simbolico rito al ballo dei contadini, poiché la coppia prescelta si ritiene ormai impegnata a convolare a nozze entro l’annata. Non meno curiosa la parte dei padri degli sposi, per lo scherzoso dialogo all’atto dell’unione dei due giovani promessi, e questo incarico ottimamente assolsero il primo anno e nei successivi i “sanroccari” Giuseppe Culot (Pepo Pignul) e Giovanni Nardini (Zan Miclaus) sostituiti in seguito da più giovani. Dal 1908 al 1914 contribuirono all’esecuzione di questo spettacolo folcloristico diversi giovani dei nostri sobborghi, fra i quali ricordiamo Maria e Giuseppina Lutman, Maria Urdan, Giuseppe e Francesco Franco, Orsola e Giuseppe Drosghig, Francesco Brumat, Giuseppe Podbersig, Milano Martellani, Michele Tomsig, Pietro Bisiani e Giovanni Tausani . Dal 1920, anno in cui fu ripreso il ballo dei contadini, e fino al 1928, altri giovani presero parte alle danze nei caratteristici costumi, e fra questi Giovanna Piciulin, Giovanni Covacig, Pierina Bressan, Giuseppina Cumar, Giuseppina e Pietro Sossou, Luigi Nardini, Mario Turel, Antonio Cumar, Giuseppe Vecchiet, Rocco e Luigi Madriz, Giovanni Vida, Dionisio Paolin, Luigi Camauli, Antonio Culot ecc. Nel 1924 ci fu una scissione in seno al Comitato organizzativo, per cui in quell’anno si ebbe il ballo dei contadini in due edizioni, in sala Vittoria ed in sala Ginnastica; il primo, indetto dai soci del Circolo Giovani Agricoltori (sorto nel 1920, con sede all’Albergo Cervo d’Oro in via Arcivescovado) ed il secondo dagli agricoltori più anziani. La serata folcloristica riprese però il suo carattere consueto l’anno successivo e più tardi nel 1929, una folta schiera di giovani apprese con entusiasmo il ricco repertorio nostrano di danze antiche, che permise così la felice continuazione della bella manifestazione fino ad oggi. Fra questi appassionati figurano Anna e Maria Culot, Anna Urdan, Carla Madriz, Silvia Culot, Luigia Zanetti, Alma Giorgini, Carmen Culot, Carmela Bisiani, Guido Quali, Antonio Vida, Silvio Nardini, Alberto Bressan, Teodoro Duca, Giordano Causer, Silvio Culot,ecc. Sin dalla fondazione il ballo dei contadini, oltre comprendere il lato folcloristico ed il ricco repertorio di valzer, polche e mazzurche (ai quali da tre anni a questa parte è stato ammesso qualche tango e qualche fox), allieta i partecipanti con una ghiotta pesca gastronomica, il cui ricavato è devoluto ad opere di beneficenza, mentre fino a non molti anni orsono esso era destinato alla cassa di una società d’assicurazione dei bovini. A, capo (gastaldo) del Comitato organizzativo del ballo dalla prima edizione ad oggi risultano, Raimondo Gorian fino al 1920, Stefano Vecchiet nei tre anni successivi e, infine, dal 1924 ad oggi, Giovani Vida. Insegnanti di danza invece, furono fino al 1928 il maestro Ernesto Fabretto, per tre anni il maestro Armando Miani e dal 1931 Luigi Camauli. Il ballo dei contadini ha contribuito efficacemente fin dalla sua fondazione all’incremento del folclore in Gorizia ed un bel gruppo di danzerini, in concorsi e manifestazioni folcloristiche in varie località d’Italia, ha conseguito lusinghieri successi, onorando così la nostra città. |