Eugenio Volani nacque nel 1872 a Volano (poco distante da Rovereto) e venne a Gorizia ancora da chierico richiesto proprio dal Principe Arcivescovo monsignor Luigi Zorn (1883 – 1897) che aveva bisogno di sacerdoti.
Consacrato nel luglio del 1896 e celebrata la sua prima Messa nel paese natio, venne mandato in cura d’anime ad Aquileia, poi a Cervignano.
Nel 1900 fece ritorno a Gorizia per assumere l’incarico di catechista nelle scuole maschili, posto che manterrà fino alla morte, con tanto zelo e tanta passione da accattivarsi la benevolenza e la stima non solo dei suoi scolari, ma anche di tutti i suoi colleghi.
Gli anni più intensi li ebbe durante il periodo di insegnamento nella “Scuola Popolare e Civica” di piazza Antonio Rotta, sotto la direzione di Augusto Zurman.
Come scrive l’amico fraterno Giuseppe Franzot “don Eugenio Volani fu apprezzato per il suo ruolo di sacerdote ed educatore in primis da me, suo collega e amico, in secondo luogo e principalmente da tutto il corpo docenti”. Per i suoi manifesti sentimenti di italianità, don Volani era inoltre molto ben voluto dalle autorità scolastiche e dalla cittadinanza.
Durante la guerra, a Graz, dove si era rifugiato, svolse l’attività altamente benefica e patriottica a favore dei profughi, in particolare degli studenti. Scrive don Volani durante i durissimi anni di permanenza in Austria (1915 – 1919) “dopo quattr’anni di guerra, di sacrifici e di privazioni d’ogni genere gli animi si erano rinselvatichiti.
Don Eugenio Volani utilizzò la maggior parte del suo impegno pastorale ed educativo durante l’esaltante prima parte dell’episcopato di monsignor Franz Borgia Sedej, tra il 1906 e il 1915; in quel momento storico la realtà diocesana appariva caratterizzata da una notevole vitalità.
In questo periodo esaltante il Principe Arcivescovo Sedej dimostrò un interesse per l’arte e la musica non certo sottovalutabile e trascurabile, infatti fece istituire un regolare corso di storia dell’arte nel seminario centrale.
Anche la musica aveva il suo centro promotore nello stesso Arcivescovo infatti, il movimento liturgico – musicale chiamato ceciliano, proprio in questo periodo stava dando i suoi frutti migliori anche nella Diocesi di Gorizia con personalità di altissimo livello come Emil Komel e naturalmente con don Eugenio Volani, promotore dell’educazione musicale, organista, direttore di coro nonché raccoglitore e copista attento e preciso di testi e musiche sacre e profane.
Non è possibile, quindi, comprendere appieno la forte e decisa personalità di don Eugenio Volani senza tener conto della poliedricità dei suoi interessi: la missione sacerdotale, la naturale propensione all’educare le nuove generazioni, l’amore per la musica e l’arte, nonché l’essere testimone partecipe, vivo e attento dei grandi e gravi eventi che ferirono Gorizia all’inizio del XX secolo.
Nel dopoguerra fu colpito dolorosamente dalla morte di un caro fratello e di una nipotina, nonché da quella di mons. Carlo de Baubela, parroco di San Rocco dal 1895 al 1927, cui era legatissimo da un affetto fraterno. In quegli anni don Eugenio Volani ebbe cure speciali per i fanciulli dell’Istituto “Oddone Lenassi”, e già gravemente ammalato continuò nella sue opere di misericordia, come scrive il Franzot: “l’ultima visita prima della morte fu proprio a quei cari fanciulli abbandonati”.
Tentò invano di ristabilirsi con un soggiorno a Volano ma poco dopo il male che lo affliggeva ebbe la meglio: era il 1935. Colto, intelligentissimo, appassionato musicista, don Eugenio Volani lasciò una ricca biblioteca di opere varie e una copiosissima raccolta di musica sacra e profana, curata con amore e competenza particolare.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco
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