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HOME > Articoli e comunicati:GUSTAVO ZANIN

GUSTAVO ZANIN

Maestro organaro, Premio San Rocco 2017
di Vanni Feresin

data di pubblicazione: 20-04-2021
autore: Vanni Feresin
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Tutto il Borgo di San Rocco e la città di Gorizia si uniscono alla famiglia Zanin per l’enorme perdita del grande maestro Gustavo. Il maestro organaro è tornato alla casa del Padre lunedì 19 aprile, il giorno prima aveva compiuto 91 anni, a causa di complicazioni dovute al covid19.
 
Il “Centro per le Tradizioni” ricorda con stima, affetto e riconoscenza il maestro Gustavo che ha sempre ricambiato questi sentimenti con generosità e gratitudine. Non si può dimenticare la visita alla sua fabbrica organaria a Codroipo, un indimenticabile pomeriggio nel quale il maestro ci ha fatto assaporare la bellezza del suo lavoro. Per i meriti acquisiti nel campo dell’attività organaria e per il segno indelebile lasciato dalla sua famiglia nel corso del Novecento nella città di Gorizia, il “Centro per le Tradizioni” lo insignì, insieme al figlio Francesco e al nipote Carlo, del Premio San Rocco 2017, anche quel giorno il maestro diede prova del suo genio regalando a tutti i presenti una lezione magistrale su ciò che significa “musica e vita”, una pagina altissima che resta indelebile nella storia di San Rocco. Quando si varcava il cancello dell’azienda si respirava un’aria sacrale: silenzio e lavoro per creare quei manufatti che avrebbero cantato le lodi del Signore. 15 tecnici specializzati, insieme ad alcuni membri della famiglia creavano strumenti dal valore inestimabile.
 
Come amava ricordare, la sua era una bottega artigiana a tutti gli effetti, un’azienda antica, familiare, dove i segreti dei materiali, delle dimensioni delle canne, dei materiali, l’uso saggio del cipresso e dei somieri, passavano di padre in figlio. La sua ditta organaria era stata fondata nel 1823 da Valentino Zanin e iscritta alla Camera di Commercio di Udine nel 1827, il maestro sperava di poter festeggiare il bicentenario insieme a tutta la sua grande famiglia. Potremmo dire che Gustavo aveva realizzato una vera casa-bottega, tutto era musicale, perfino il cancello di ingresso richiamava un organo a canne o le scale che portavano al primo piano della casa erano un omaggio al principe di tutti gli strumenti. L’attuale sede di Codroipo fu una intuizione di Gustavo, infatti volle scegliere un luogo perfetto per creare le armonie, cioè un posto silenzioso e affascinante, proprio vicino al Campo Santo – “Non c’è luogo più adatto per costruire gli organi, ci vuole silenzio e concentrazione e quando ho visto questo appezzamento di terra me ne sono innamorato! Ho fatto debiti incredibili per acquistare quel luogo, da far tremare le vene e i polsi, ma ho pagato tutto fino all’ultimo centesimo” – così raccontava nei suoi indimenticabili tour all’interno della fabbrica di organi.
 
Gustava amava tantissimo ricordare i nomi dei suoi antenati e discendenti: Valentino, Giuseppe, Beniamino, Francesco, Gustavo, Francesco II e Carlo, il più giovane, classe 1988. La famiglia Zanin è legatissima a Gorizia e al Goriziano infatti dopo il primo conflitto mondiale Beniamino ebbe la possibilità di costruire i grandi organi della Chiesa di Sant’Ignazio e della Cattedrale di Gorizia, poi nel 1940 il padre di Gustavo si occupò di realizzare l’organo pneumatico della Chiesa di San Rocco. Nel 1946 Gustavo, appena sedicenne, venne inviato dal padre nel Borgo di San Rocco per rimettere a posto lo strumento dopo gli anni della guerra e ci rimase diverse settimane, come raccontava simpaticamente: “eravamo in due, io e mio cugino, seppur giovanissimi e sprovveduti eravamo già capaci di mettere le mani su uno strumento realizzato da nostro padre. Dormivano in chiesa e lavoravamo tutto il giorno e all’ora di pranzo immancabilmente mio cugino mi chiedeva: “Cosa si mangia oggi?” e io con il sorriso rispondevo “Verze!”, infatti era l’unica cosa che ci portavano le buone signore del Borgo!”. Lo stesso Gustavo, insieme al figlio Francesco, nel 2000 sarà fautore del restauro conservativo dell’organo di San Rocco: ancora lo si vede correre sulle scale della cantoria, al termine del concerto inaugurale, perché una canna non voleva smettere di farsi sentire. Gustavo ha amato visceralmente il suo lavoro, raffinando le tecniche ma sempre nella tradizione familiare e valorizzando le conoscenze antiche. Ricordava quando un suo pro-pro zio aprì la premiata fabbrica di organi a Gradisca nel 1900, passando dal Regno d’Italia all’Impero d’Austria, e concludeva dicendo “quando poi andava a pagare le tasse agli Asburgo si metteva il vestito migliore, il cappello e il bastone, e pagava col sorriso perché quelle tasse erano giuste!” Sapeva narrare la storia della sua famiglia e di quanto importanti siano state le donne per l’azienda, lui parlava sempre della sua sposa: “non è solo mia moglie, ma prima tutto la mia sposa: l’essere sposa indica il saper essere perfettamente in armonia con tutta la famiglia, saper coltivare i rapporti, smussare gli angoli, sopportare la suocera e sapere accogliere le nuore! La mia sposa è stata una colonna della famiglia, se l’azienda è cresciuta ed esiste oggi è merito suo!” L’azienda di Gustavo, oggi guidata dal figlio Francesco e dal nipote Carlo, ha costruito e restaurato oltre quattrocento organi, tra i quali ricordava con orgoglio, quello della Cattedrale di Spalato, quello di Hiroshima, della Cattedrale del Principato di Monaco, dei Conservatori di Trieste, Udine Rovigo, Adria, Como, L’Aquila, Salisburgo, Copenaghen e Helsinki. Sottolineava sempre con grande gioia i suoi vanti lavorativi maggiori e cioè il restauro dell’organo di Mozart a Salisburgo e del cinquecentesco organo di Valvasone, il più antico del Friuli.
 
Gustavo è stato un uomo dalla fede solidissima e dalla generosità assoluta, aveva ricevuto una serie notevole di prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali come il titolo di Grande Ufficiale al merito della Repubblica o la laurea honoris causa in storia dell’arte e conservazione dei beni storico-artistici dalle mani dell’allora rettore dell’Università di Udine, Alberto De Toni, ma il titolo che amava darsi era quello di “nonno”, infatti nel 2017 divenne anche “Nonno d’Italia”. Il maestro Gustavo è stato un uomo dal talento eccezionale, dal sorriso accattivante, che ha saputo esprimere e testimoniare valori assoluti alle nuove generazioni: la fedeltà, la rettitudine e la lungimiranza. Come tutti i Grandi lascia una eredità immensa e un vuoto incolmabile.
 
Mandi di cur Gustavo!  
 
data di pubblicazione: 20-04-2021
autore: Vanni Feresin
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