Dario Zoff non aveva ancora compiuto 80 anni, mancavano pochi mesi e tutto il Borgo lo avrebbe festeggiato, ma il suo robusto fisico alla fine ha ceduto. Seppur provato dalla malattia non aveva voluto mancare alla festa di San Rocco, lo scorso 16 agosto, e tutti i borghigiani lo vedono seduto sotto il tendone a festeggiare con gli amici di sempre. Poi il 20 agosto la notizia della sua scomparsa.
È stato un uomo saggio, corretto, mai altero. Viveva in un vero e proprio “Paradiso terrestre” ed era orgoglioso di farlo vedere a tutti e voleva che tutti provassero i sapori di quelle meravigliose verdure e di quei incredibili frutti che crescevano nel suo “campo di confine”.
Lui raccontava di un passato colmo di saperi, lo zibaldone di memorie era colmo di una intensità di fatti che aveva vissuto anche assieme ai suoi fratelli, Bruno e Gino.
È la terra a far da padrone in casa Zoff con segnali chiari, a chi li sa leggere, provenienti dalle stagioni, da dedeterminati giorni, dalle lune, dalle ore della giornata, apparentemente segni ripetitivi ma che sono un patrimonio inestimabile di un bagaglio culturale e umano antico ma sempre attuale. I fratelli Zoff per tutta la loro vita sono stati alla ricerca dell’innovazione, anche allo scopo di razionalizzare l’attività lavorativa nei campi così come nei prati e nei boschi, arene, questi ultimi, sempre difficili ed ad alta componente di rischio. Hanno saputo e voluto rinnovarsi costantemente nei decenni, anche grazie a una innata genialità che li ha aiutati nella vita e nel lavoro.
Persone dalla mente aperta e accogliente, gente di confine ma che non lo ha mai visto come un’entità insuperabile. Come ricorda Renato Madriz nel 2011 in un lungo articolo dedicato ai fratelli Zoff e apparso sul periodico “New come una volta anno 6 n° 2”: “Arrivavano nella sua braida molti inviati dei net-works di mezza Europa per conoscere e documentare quella linea di demarcazione che sanciva le nuove spartizioni territoriali del dopoguerra. Ricordo come fosse ieri – così racconta Dario – quei dannati giorni del settembre 1947, quando un manipolo guidato dai militarymen americani, con l’elmetto slacciato, ancorandola ad improvvisati paletti in acacia conficcati nell’orto ancora disegnato dalla teoria di rifiorenti verdure, stabilivano in un precario equilibrio un’umiliante barriera tra libertà e totalitarismo che tante sofferenze, dolori e tormenti avrebbe causato per lunghi anni”. I ricordi sono moltissimi, soprattutto degli anni della guerra fredda, molte volte infatti i Zoff avevano sentito gli spari nella notte e il giorno dopo la terra smossa indicava che il peggio era avvenuto.
Anche la sua stalla era un gioiello ed era rimasta l’ultima stalla del borgo di San Rocco. Poi nel 2010 la decisione di cedere le ultime tre brune alpine, forse il primo segno di cedimento.
Lo spirito è rimasto forte fino all’ultimo e la sua voce pastosa e calda, unita al friulano del Borgo, riecheggia ancora nella mente di tutti.
Il Borgo saluta uno degli ultimi Senatori che ha dato testimonianza durante tutta la sua vita di una grande intelligenza, amore per la natura, per le tradizioni e un grande rispetto per il creato.
Il Consiglio Direttivo del Centro Tradizioni