Questa mattina, 22 marzo 2019, l'arcivescovo Dino è tornato alla Casa del Padre.
Grande emozione nella città di Gorizia per la scomparsa dell'amatissimo arcivescovo Dino De Antoni che per quasi 15 anni ha servito con grande amabilità, umanità e sensibilità la Chiesa che vive in Gorizia.
Il "Centro per le Tradizioni", il Borgo di San Rocco e la Parrocchia si uniscono al cordoglio unanime per la perdita di una delle più importanti figure ecclesiali che la storia della Diocesi abbia conosciuto negli ultimi 250 anni.
Con la scomparsa dell'arcivescovo don Dino [come amava farsi chiamare] finisce una parte della storia della nostra città e del territorio diocesano. E' stato un Pastore buono e saggio, sempre sorridente e affabile anche nei momenti di grande difficoltà che si sono susseguiti nei suoi anni di governo pastorale.
Originario di Chioggia, era nato il 12 luglio 1936, proprio nel giorno in cui si solennizzano i santi Patroni della Regione Ermagora e Fortunato, quasi fosse segnato fin dalla nascita il suo giungere nell'arcidiocesi di Gorizia. Aveva amato moltissimo la città di Gorizia, la sua storia e il suo territorio, ma in particolare la splendida basilica di Aquileia: grazie al suo interesse il sito paleocristiano ha acquisito un'importanza internazionale; certamente ha saputo raccogliere l'eredita spirituale di monsignor Antonio Vitale Bommarco, "innamorato" della storia cristiana di Aquileia e della basilica.
A Chioggia aveva ricoperto tutte le cariche apicali della Curia, era stato giudice del tribunale ecclesiastico, vicario generale più volte e parroco della Cattedrale. Come ricordava nel giorno del saluto alla diocesi: "Mai avrei pensato che giungesse una nomina del genere, ormai avevo un'età avanzata, al di fuori di quella episcopabile ma il Signore aveva altri progetti per me!".
E' stato veramente l'ultimo principe arcivescovo di Gorizia, sorridendo amava ricordare quando appena giunto a Gorizia un anziano signore lo chiamò "Altezza", titolo che spettava proprio agli arcivescovi principi. Aveva valorizzato in modo encomiabile il patrimonio culturale e storico dell'Arcidiocesi come le opere di restauro e conservazione del tesoro conservato presso il palazzo arcivescovile. Nel 2000 aveva saputo rendere la basilica di Aquileia il centro spirituale del nordest Italia durante il grande giubileo con migliaia e migliaia di fedeli partecipanti a decine e decine di celebrazioni.
Il 29 giugno del 2001 ricevette da papa san Giovanni Paolo II il pallio a Roma nel giorno dei Santi patroni Pietro e Paolo ed ebbe l'onore di essere primo concelebrante del Santo Padre per anzianità di nomina. La visita pastorale degli anni 2002 - 2006 permise a tutti i fedeli dell'arcidiocesi di toccare con mano e da vicino le sue virtù e i tanti carismi pastorali che lo fecero diventare un pastore amato e apprezzato. Non ebbe mai bisogno di scrivere lettere pastorali per far conoscere il suo pensiero, si limitava con grande semplicità a proporre delle riflessioni sul settimanale diocesano e con poche parole, quasi delle delicate pennellate, dava l'indirizzo alla comunità cristiana diocesana. Lo disse lui stesso che non credeva nella letteratura pastorale e non capiva quei vescovi che per bravura personale dovevano perdersi in tanti discorsi teologici senza tener conto della concretezza. Ebbe modo di incontrare più volte i presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano e seppe accogliere nell'arcidiocesi papa Benedetto XVI nella memorabile visita ad Aquileia del maggio del 2011.
Ogni persona che lo ha conosciuto ha potuto apprezzare un vescovo che si è dedicato anima e corpo alla cura della porzione di popolo santo che il Signore gli aveva donato. Anche negli anni del pensionamento non si era certo limitato nella fatica ed era in continuo servizio nell'arcidiocesi di Udine, ma spesso lo si poteva incontrare nelle feste parrocchiali dell'arcidiocesi di Gorizia, invitato a presiedere le processioni votive o anche a presentare volume sulla storia locale. Negli anni di servizio attivo amava riposarsi a Sauris, dove tutta la popolazione ne serba un amabile ricordo: c'era sempre una buona parola e un sorriso per tutti. E proprio una caratteristica che lo ha contraddistinto in tutta la sua esistenza è stato quel suo sorriso accattivante e bonario, si entrava subito in empatia con il vescovo Dino, e la sua innata paternità si faceva sentire nitidamente quando lo si avvicinava.
Anche a San Rocco è stata apprezzato e amato, e la sua presenza è stata assidua, come non ricordare quando nel 2014 sostituì don Ruggero infortunato durante tutto il triduo pasquale e anche l'anno passato, il primo aprile 2018, aveva presieduto la grande processione di Pasqua per le vie storiche del Borgo.
Ci sarebbe tanto altro da raccontare, ma lo farà la Storia, noi tutti vogliamo solo ringraziare il Signore per averci donato un Pastore buono e saggio.
Grazie don Dino, arrivederci a Dio