Sono già trascorsi 10 anni da quando il Borgo festeggiò solennemente i primi 100 anni della fontana obelisco. Quel 26 aprile tutte le autorità presenti garantirono che la piazza e la fontana in poco tempo sarebbero state ristrutturate e da quel giorno ancora il Borgo attende con speranza che qualcosa si muova. Intanto la fontana rimane la testimone privilegiata della vita del Borgo e silenziosa continua a osservare la vita della città, le sue gioie, i suoi drammi, il sole, la pioggia e le stelle.
L’impulso iniziale si ebbe nel 1906 quando, per volontà della locale Società di Abbellimento “Progresso” presieduta da Giuseppe Pincherle, nacque un Comitato Pro fontana di San Rocco capeggiato dall’ingegner Rocco Sbuelz. Lo scopo principale del Comitato era quello di sostituire l’indecoroso manufatto quadrangolare, chiamato “casson” che a sua volta aveva soppiantato l’antico pozzo, detto "poz dal patriarcha", dal quale le borghigiane erano solite attingere l’acqua per il fabbisogno domestico, non esistendo ancora impianti idrici nelle case private. Il progetto della fontana, rientrante in un piano generale di riqualificazione della piazza, fu affidato ad Antonio Lasciac che accettò in modo disinteressato di elaborarlo e di farne omaggio al suo amato borgo natio. Il costo dell’opera fu calcolato in 4.000 corone che vennero raccolte tramite una serie di donazioni (il Municipio con 1.200 corone, la Dieta provinciale con 1.000 corone, i borghigiani e la società promotrice con 900 corone). Il progetto datato 28 agosto 1908 ottenne l’approvazione del Municipio il 14 novembre dello stesso anno. Lo scalpellino Goriziano Francesco Podbersig si occupò della creazione del monumento che venne collocato i primi giorni di aprile del 1909 nello stesso sito in cui prima trovava sede il “poz”. La solenne inaugurazione avvenne domenica 25 aprile 1909 in un clima di grande festosità, scrive il Corriere friulano del 26 aprile 1909 l’aria deliziosamente primaverile armonizzava con l’esultanza popolare, piazza San Rocco era tutta pavesata a festa, ogni casa sfoggiava drappi e fiori, e fra esse spiccava il verone di casa Bertòs con i colori di Gorizia, a rendere quasi più palese ed affettuoso il legame fra i borghigiani e Comune. La gente si era raccolta fittamente intorno alla fontana formando un animato quadrilatero. Alle 10 precise arrivarono, nella carrozza di gala, il podestà Giorgio Bombig con i dottori Vittorio Cesciutti e Achille Venier, accolti dalla banda civica diretta dal maestro Bianchi, e dai maggiorenti e membri del Comitato sig.ri Sbuelz, Pietro Bentos, Giuseppe Bisiach, on. Carlo Rubbia, Francesco Pauletig, Giacomo Picciulin, Michele Culot e Gianvittorio Quaini. Ebbe luogo quindi la benedizione del monumento da parte del Parroco di S. Rocco don Carlo de Baubela, coadiuvato da don Eugenio Volani. Fecero seguito i numerosi discorsi di ringraziamento indirizzati all’arch. Lasciac ed a tutti coloro che avevano cooperato alla realizzazione dell’opera, dimostrando di possedere un animo educato al sentimento dell’arte e del bello, capace di contraddistinguere le nazioni più civili. La festa raggiunse l’apice della commozione quando il podestà, premendo una valvola, fece zampillare limpida ed abbondante l’acqua nella fontana, mentre quattro belle forosette sanroccare in abito festivo (Giuseppina Culot, Maria Zottig, Gisella Caterina Madriz e Giuseppina Francovig nda), si accostavano ad attingerne, ed il fotografo sig. augusto Marega immortalava la scena. Infine, in casa del signor Bentos, fra un lauto banchetto ed altri discorsi inneggianti all’italianità di Gorizia, vennero firmati glia atti, e fatta la consegna della fontana al Municipio, sempre per mano del podestà. Le cronache narrano che un borghigiano (probabilmente Giovanni Pauletig) gridò “Viva la aga”, al che molti risposero con un “evviva” e qualcuno altro con un “Viva il vin!”. I festeggiamenti continuarono con un concerto bandistico e la domenica successiva venne organizzato un grande ballo popolare.