Dell'originario territorio di San Rocco, che fu anche Signoria e Giurisdizione dei baroni Sembler, solo una piccolissima parte (sebbene la più edificata e popolata) viene oggi a collocarsi in territorio italiano.
In ogni modo, dalla descrizione del catasto giuseppino apprendiamo che San Rocco era stato suddiviso in 15 distretti, ciascuno dei quali possedeva un proprio preciso nome:
«Cesar e Romani» (I); «de Grazia e Saur» (II); «Sembler» (III); «Iscur» (IV); «Stermiz» (V); «Dragata» (VI); «Ligugna» (VII); «Gastalda Grande» (VIII); «Monte del Maj» (IX); «Vignata» (X); «Nojars» (XI); «Polsa» (XII); «Mandria» (XIII); «Parchar» (XIV) e «Liach delle Flebullis» (XV).
Fra i nomi dei corsi d'acqua (che pare siano stati più numerosi e di maggior portata rispetto a quelli odierni), oltre all'Iscur, troviamo un certo «Rio Ammazza-Femmine» (o «Ammazza-Donne»), Grappa, Vertoibizza e vari «Patocco». Vengono anche citati i nomi dei seguenti ponti: Ponte Giglio (dal nome della famiglia Giglio), Ponte Baronia (dalla famiglia Baronia), Ponte Rotto, Ponte del Prato e Ponte del Liach.
Prendiamo in esame alcuni significativi idronomi fra quelli citati:
Iscur, definito esplicitamente patoco e rio. Sebbene ignorato dal Bezlaj, pare proprio che tale nome derivi dal verbo sloveno «izcurljati», scolare, versare. Si tratta quindi di uno scolatoio. Interessante può essere il raffronto con il verbo latino excurrere, correre fuori, precipitarsi, ovvero con la parola ex - cursio, irruzione.
Grappa, dal tedesco Graben, fossa. Era un canale pieno d'acqua che anticamente circondava la città di Gorizia. In un suo tratto separava San Rocco dalla città (per es. dietro il muro che oggi delimita il posteggio-macchine antistante il supermercato di via Cappuccini, angolo via Baiamonti)
Liach delle Flebullis, definizione mista sloveno-friulana, in cui la prima parte, Liach (dallo sloveno «Li jak ») significa imbuto, collettore di acque, grondatoio, mentre la seconda, Flebullis, dal friulano Flimbùl e Flambùl, specie di grondaia per convogliare acque (fatta talvolta di corteccia d'albero), deriva indirettamente dal latino Infundibulum, ossia ancora imbuto . Si tratta di un idronimo diventato anche toponimo.
Patocco, dallo sloveno «potok», ruscello, rio. Il termine è poi passato, con lo stesso significato, anche nel friulano.
Rio Ammazza-Femmine, forse dal friulano mazza-fèminis; è probabile che le sue vittime siano state delle lavandaie di San Rocco. In ogni caso la denominazione (che oggi appare un po' buffa) porta a meditare sulla pericolosità che, in altri tempi, presentavano certi corsi d'acqua a carattere torrentizio (attualmente ridotti a rigagnoli o anche completamente prosciugati e scomparsi).
Vertoibizza, ancor oggi così chiamato in lingua italiana, mentre in sloveno è detto Vrtojbica; si tratta di un corso d'acqua il cui nome anticamente doveva suonare (in bocca tedesca) Vertobinbach o Ort-win-bach; il nome potrebbe identificarsi con quello del rio Ortona (o Ortouna) citato nel noto diploma emesso a Ravenna dall'Imperatore Ottone III.
PER APPROFONDIRE
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco
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