Sacrario Militare di Oslavia (Gorizia), 1939 - Collezione Simonelli
La Prima guerra mondiale, con le sue battaglie combattute su vari fronti, aveva fatto un numero enorme di vittime che venivano sepolte in cimiteri di guerra improvvisati ed occasionali, realizzati dagli stessi Reggimenti nelle retrovie dei campi di battaglia. Sorsero così ovunque cimiteri più o meno grandi nelle campagne, nei giardini di ville, lungo le strade.
Questi cimiteri, 200 nella zona di Gorizia, rimasero così sino ai primi anni ' 20 quando il Ministero della guerra istituì nel gennaio 1920 l'Ufficio Centrale Cure Onoranze Salme Caduti in Guerra (C.O.S.C.G.), con il compito di riordinare i cimiteri di guerra, riducendone il numero, e soprattutto di dare degna sepoltura a tutti i soldati tra cui anche i caduti alleati e nemici.
Nel 1931 il Governo Nazionale Italiano emanava una Legge riguardo la sistemazione definitiva delle Salme di tutti i militari Italiani deceduti in guerra o in conseguenza di essa nel periodo 24 maggio 1915 - 31 ottobre 1920, le cui salme sarebbero state conservate in perpetuo nei cimiteri o negli ossari. A capo fu nominato un Commissario per le onoranze ai Caduti in guerra alle cui dipendenze passò anche il C.O.S.C.G.
Nei primi anni '30 si provvide a vuotare i cimiteri militari per poterli abolire. Tra il marzo e l'agosto 1934 dal cimitero militare di San Pietro, come anche da altri della zona, vennero riesumate le salme dei caduti e trasferite, temporaneamente, nella cappella deposito di Salcano, in attesa di essere trasferite definitivamente nell'Ossario di Oslavia.
Nel 1938 avvenne l'inaugurazione dei due principali e monumentali sacrari della zona: a Redipuglia (dove già era funzionante il Cimitero sul colle Sant' Elia consacrato nel 1923) e ad Oslavia. In quest'ultimo vennero inumate 57200 salme di soldati italiani tra cui 12000 ignote e 539 salme di soldati austro-ungarici.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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