Massimiliano I d'Asburgo, il grande Cacciatore. Monumento in piazza della Libertà a Cormons
Mentre ancora nel XIII secolo i delitti riguardanti la caccia venivano puniti con multe in denaro e solo assai di rado con pene corporali, verso il 1500, durante il regno di Massimiliano I d 'Asburgo (1459- 1519) venne formulato il più assoluto ed aristocratico diritto di sovranità sulla selvaggina, di tutti i tempi.
Avvenne cioè che potere sovrano e smodato desiderio di svago diedero origine ad un eccezionale privilegio (Jagdregal), spesso difeso con crudele durezza.
L' imperatore Massimiliano I, espertissimo cacciatore, volle scrivere di suo pugno un libro: «Das haimlich gejaid pucch» (Il libro segreto della caccia) con iI quale lasciò ai suoi successori svariate informazioni e consigli di carattere venatorio.
Il sovrano arrogava esclusivamente a sé il diritto di sovranità sulla selvaggina. Ogni intromissione nelle regalie forestali e di caccia era da lui severamente punita. Non si fece nemmeno degli scrupoli nei riguardi del clero emanando nel 1509 un'ordinanza contro i monaci che non sapevano contenere le loro “brame venatorie”.
Nel 1514 fu pubblicato un decreto imperiale che proibiva ai sudditi di aggirarsi nei distretti forestali con armi da fuoco. Ancora nel 1518, da Innsbruck, Massimiliano impartiva al suo ispettore forestale delle speciali disposizioni sulla conservazione delle foreste e della selvaggina. I suoi divieti colpirono anche nobili, signori e prelati. Anche se i danni che la numerosa selvaggina (accresciutasi a dismisura) provocò alle campagne dei sudditi, determinarono un qualche ridimensionamento dei privilegi sovrani, fu solamente dopo la sua morte (1519) che il popolo minuto non ebbe più alcun ritegno e si abbandonò ad una incredibile strage di selvaggina.
Ferdinando I, successore in Austria di Massimiliano, fu abbastanza intelligente da imporsi dei saggi limiti, ma già l'arciduca Ferdinando II imitò Massimiliano.
In ogni caso, ad ogni cambio di sovrano, si ebbe sempre l 'emanazione di una nuova ordinanza sulla caccia, che non riuscì però ad evitare abusi ancora più gravi.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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