La chiesa di San Rocco, la cui prima notizia si fa risalire al 19 settembre 1497, è uno scrigno di storia e arte dove convivono più stili e autori, in una sorta di perfetto connubio che rimanda a una Gorizia multiculturale. La Chiesa racchiude in sè anche una storia molto affascinante nella quale si trovano il vivere religioso e civile di una popolazione prettamente agricola che ha saputo trovare sempre ispirazione dalla saggezza popolare, dalle tradizioni più antiche e dalla voglia di andare avanti anche nei momenti più tragici della grande storia europea.
Il 19 settembre 1497 il vescovo Sebastiano Nascimbene, vicario generale del Capitolo di Aquileia, essendo vacante la cattedra patriarcale, da cui Gorizia dipendeva, aveva accordato ai decani e agli abitanti della comunità “sotto la torre in Goritia” la facoltà di erigere una cappella in onore dei Santi Sebastiano martire e Rocco confessore, con il consenso del pievano di Gorizia Andrea Posch.
I lavori cominciarono nello stesso anno grazie ai contributi dei nobili Febo, Giovanni e Nicolò della Torre così da permettere nell’agosto del 1500 al vescovo di Caorle Pietro Carlo, vicario del Patriarca di Aquileia Grimani, di consacrare l’altare ligneo ornato dalle statue dei santi protettori.
Il 27 giugno del 1602 il Patriarca Francesco Barbaro autorizzò la costituzione della Confraternita di San Rocco, riconosciuta da Papa Urbano VIII il 17 luglio 1627 con bolla rilasciata nella basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
Nel 1623 i goriziani, sfuggiti alla peste, decisero di provvedere all’ampliamento e all’adattamento della Chiesa di San Rocco, facendo voto di visitarla processionalmente tutti gli anni nel giorno del santo (16 agosto). Il vescovo di Trieste Pompeo Coronini consacrò il 23 agosto del 1637 la chiesa rinnovata e l’altare maggiore includendo nella pietra dell’altare le reliquie dei santi Andrea, Giusto e Cristoforo.
Il 21 agosto 1644 Giacomo Crisaj parroco pro tempore di Gorizia e Salavano rende noto di aver benedetto il nuovo cimitero e consacrato alcuni altari laterali della chiesa.
Il 28 luglio 1645 gli Stati Provinciali accordarono ai Padri Domenicani la chiesa di San Rocco, il 10 novembre del 1648 venne accordato il possesso della medesima e il 6 gennaio 1650 i Padri si trasferirono al Santuario della Castagnevizza lasciando la cura della chiesa ad un cappellano fino alla rinuncia del giuspatronato avvenuta nelle mani del Principe Arcivescovo Carlo Michele d’Attems nel 1768.
Il 7 febbraio 1683 la chiesa di San Rocco venne visitata da oltre quattromila persone che ringraziavano per essere nuovamente sfuggite alla peste.
Nel 1847 venne elevata a parrocchia la chiesa di Piazzutta e quella di San Rocco divenne cappellania curata, si dovrà attendere fino al 1881 perché la chiesa di San Rocco diventi parrocchia.
La costruzione del campanile iniziò nel 1690 e venne portata a compimento nel 1702, il progettista ed esecutore dei lavori fu il milanese Pietro Gianni. Il campanile che era però tozzo e a forma di torre, coperto da un semplice tetto di coppi, venne completato nel 1886 con l’offerta di trentamila fiorini da parte del benefattore Pietro Merlo.
La facciata della chiesa in stile ionico fu ultimata nell’agosto del 1899 dal goriziano Giovanni Brisco e venne restaurata dopo la prima guerra mondiale dall’impresa Silli Francesco di San Rocco.
All’interno della chiesa trovano spazio la pala di Santa Filomena, donata nel 1838 dalla famiglia reale francese in esilio a Gorizia, del Goriziano Giovanni Rauzi; la pala secentesca dell’altare maggiore rappresentante la gloria della Beata Vergine Maria con i santi Rocco, Sebastiano e Agostino probabilmente della scuola di Palma il Vecchio, restaurata nel 1769 da Giovanni Michele Lichtenreiter e nel 1931 dal lucinichese Leopoldo Perco; la via Crucis del 1750 di Antonio Paroli, dello stesso autore esistevano anche dei pannelli lignei venduti nel 1960 al conte Guglielmo Coronini Cromberg; la statua lignea della Madonna del Rosario venerata a San Rocco a partire dal 1883 attraverso la processione di ottobre curata dalla Confraternita del Ss. Rosario; l’organo del 1940 costruito dalla ditta Francesco Zanin di Camino di Codroipo.
Durante il primo conflitto mondiale la chiesa fu quasi completamente distrutta da un obice: l’affresco di Solone Viganoni posto sul soffitto nella navata centrale e raffigurante “la Gloria di San Rocco” venne cancellato, l’organo ottocentesco e la cantoria distrutti, gli altari laterali bruciati e l’archivio della parrocchia e del coro perduti nella parte più antica.
La chiesa fu ricostruita negli anni Venti del XX secolo mantenendo la struttura secentesca: vennero rinnovati gli altari alterali con l’acquisto di due statue lignee quella del Sacro Cuore nel 1934 e quella di Santa Lucia nel 1935. La venerazione per la Santa della luce trova origine fin dalla fine del XVI secolo con l’istituzione a San Rocco della Confraternita intitolata a Santa Lucia.
Un punto di aggregazione importante è certamente l’oratorio progettato nei primi anni ’60 dall’architetto goriziano Guglielmo Riavis e inaugurato nell’agosto del 1965.
Tra le opere degli ultimi trent’anni è da citare la Casa ai monti “Pietro Cocolin” inaugurata nel 1981e la sala polifunzionale inaugurata nel 2006.
I parroci della chiesa: don Martino Zucchiatti (1881 – 1894), don Carlo de Baubela (1895 – 1927), don Francesco Marega (1928 – 1960), don Onofrio Burgnich (1960 – 1967), don Ruggero Dipiazza (1967).
Il Centro per le Tradizioni è una realtà viva e vivace che dal 1973 opera a favore della valorizzazione di una storia antica ma sempre attuale. Il parroco è membro del consiglio direttivo dalla sua fondazione.
Bibliografia essenziale:
W. CHIESA, Documenti, notizie e curiosità su un antico feudo; Il Brodis di San Roc, in “Borc San Roc n° 1”, Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari – Borgo San Rocco, Gorizia novembre 1989, pp. 19 – 37;
W. CHIESA, Dal catasto Giuseppino – morelliano; San Rocco: anno 1790, in “Borc San Roc n° 2”, Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari – Borgo San Rocco, Gorizia novembre 1990, pp. 55 – 66;
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L. C. PICCININI, Il rione e la città; San Rocco, Gorizia e oltre, in “Borc San Roc n° 2”, Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari – Borgo San Rocco, Gorizia novembre 1990, pp. 5 – 14;
L. SPANGHER, Il barone Andrea Sembler e la “Vicinia” di Staragora; Giurisdizione e contenzioso, in “Borc San Roc n° 2”, Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari – Borgo San Rocco, Gorizia novembre 1990;
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S. TAVANO, Appunti e documenti inediti; Una storia non marginale, in “Borc San Roc n° 1”, Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari – Borgo San Rocco, Gorizia, novembre 1989, pp. 9 – 17;
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M. UNGARO, Spunti di vita sanroccara; I 50 anni di vita dell’organo della chiesa, in “Borc San Roc n° 2”, Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari – Borgo San Rocco, Gorizia, novembre 1990, 67 – 70;
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