Fra le località citate in un urbario del 1459, redatto in tedesco ed appartenuto alla famiglia Orzone, compare anche il nome del sobborgo “Unter den Thurn”: è la più antica testimonianza scritta giuntaci sulla comunità di San Rocco, due-trecento persone, in gran parte coloni, dimoranti nei poveri casolari sorti ai margini della strada che uscendo dalla Torre comitale (da cui il borgo prese appunto nome) conduceva direttamente alla Valle del Vipacco.
Quella torre non rappresentava solo la porta d’accesso alla città ma segnava il confine fra due mondi: al di là di essa si estendeva il borgo sviluppatosi da pochi secoli attorno al castello con la sua vita così profondamente di versa dall’esistenza che quei contadini portavano avanti, faticosamente, ogni giorno.
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Il Von Czoernig menziona un “S.Rocat” nel villaggio di Gorizia nella lista dei feudi detenuti nel 1471 da un vassallo dei Conti di Gorizia: forse, subito fuori dalle mura cittadine, al pellegrino francese era stata dedicata un’ancona in corrispondenza dell’area utilizzata come luogo di sepoltura per i morti durante qualche precedente epidemia.
Si potrebbe dissertare a lungo se un qualche luogo di culto dedicato al santo di Montpellier esistesse attorno a Gorizia già prima del 1497: quella data rimane in ogni caso fondamentale nella stori a del borgo perché segna il momento da cui è veramente possibile cominciare a parlare di una “comunità” di San Rocco. Quei contadini, avevano trovato nel “costruire insieme” un motivo di orgoglio e di incontro, un’occasione di conoscenza che si ripeteva e rinsaldava nella partecipazione alle cerimonie liturgiche ospitate dalla chiesa.
I nomi di quegli uomini non troveranno posto nei libri di storia, ma non possiamo dimenticare che sono stati proprio loro a scrivere la Storia del Borgo e della sua chiesa.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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