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HOME > Pagine di Storia:GORIZIA SENZA FRONTIERE
GORIZIA SENZA FRONTIERE
La città e il suo articolato territorio si distinguono rispetto a tutti i luoghi vicini. Riflessioni sull’identità culturale
data di pubblicazione: 15-01-2024
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Tra tutti i borghi di Gorizia si può dire che quello di San Rocco sia stato più interessato e coinvolto degli altri nella brutale frattura voluta dal trattato di Parigi del 1947, che privò Gorizia del suo millenario respiro; ma lo sarà anche ora, dopo che col primo maggio 2004 si può riavviare la ricomposizione dell’orizzonte più squisitamente goriziano. Forse anche il borgo Fratta o il Prestau avevano, e ora riacquistano, propaggini verso il Rafut e verso nord-est, ma il Borgo di San Rocco ha visto sempre una continuità culturale, sociale e anzitutto urbanistica verso oriente, dove l’ampia via (le progettazioni di Max Fabiani si rivelano sempre molto preveggenti), dapprima intitolata appunto a San Pietro e poi detta “Vittorio Veneto”, segue una vitale linea di raccordo e anzi di avanzamento verso la valle del Vipacco.

La località di San Pietro e la relativa parrocchia hanno costituito una sorta di anima gemella, per di più totalmente slovena: e larghe frange slovene c’erano, saldandosi nel contesto friulano senza soluzioni di continuità, nello stesso Borgo di San Rocco, se, ad esempio, nell’Ottocento si tenevano qui regolarmente le omelie in sloveno oltre che in friulano.

[…]

L’abbattimento del confine tra le due Gorizie, e il riacquisto di una dimensione plurilinguistica (nonostante che si debba rimpiangere la dimensione per secoli favorita dalla dimestichezza col mondo tedesco) possono far riguadagnare ai Goriziani spazi e visioni che li hanno contraddistinti per secoli e che le forzature nazionalistiche hanno rinnegato.

Come a Berlino si sono rinsaldati due tronconi della stessa storia e della stessa cultura, così a Gorizia, prescindendo dalla persistenza di separazioni ormai soltanto di tipo amministrativo (ma la ricomposizione di un territorio o di un “bacino d’utenza” antico potrà rendere meno difficile ogni tipo di saldatura responsabile), si ripropone in forme unitarie e in termini fecondi e rinnovati una stessa civiltà, non fondata su presupposti etnici bensì culturali: la ricostruzione di questo tessuto goriziano va di pari passo con la costruzione d’un’Europa che ha avuto modo di configurarsi per tempo (e qui forse troppo precocemente) e in modo esemplare proprio con sperimentazioni come queste di Aquileia e di Gorizia.
 

PER APPROFONDIRE
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco
  • Gorizia senza frontiere di Sergio Tavano
    tratto da BORC SAN ROC N.16, p.6-12 - immagini associate
data di pubblicazione: 15-01-2024
Pagine di Storia: CONTRIBUTI SEGNALATI

GORIZIA SENZA FRONTIERE

L'ERA DELL'AUTOBUS

L’AVVENTO DEL TRAM A GORIZIA

E GORIZIA «PRENDE» IL TRENO, 3 OTTOBRE 1860


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