Osservando il patrimonio tessile in dotazione alla chiesa di San Rocco - patrimonio nel complesso abbastanza ricco, in cui si considerano i paramenti sacri per le funzioni, la biancheria per i celebranti, l’arredo per gli altari e la chiesa, gonfaloni e stendardi, abiti di confraternite, rivestimenti di statue ed altro - emerge con evidenza una prima considerazione importante: i manufatti conservati non comprendono pezzi relativamente molto antichi, se si esclude la tunicella realizzata con tessuti di recupero risalenti al XVIII secolo. Quasi tutti i manufatti sono stati realizzati tra l’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Le cause principali sono dovute alla distruzione e alla dispersione conseguenti ai tragici eventi bellici che colpirono la chiesa durante il primo conflitto mondiale, ed in seguito ai quali si dovette cercare di rimpiazzare il perduto con nuovi manufatti.
Tale circostanza, apparentemente negativa, ha determinato invece la peculiarità di questo corpus di paramenti: semidistrutta, denudata dei suo i arredi, all’indomani della guerra la chiesa ha dovuto riparare arricchendosi di manufatti più recenti, procurandoseli in vari modi.
Ad esclusione di quelli acquistati negli ultimissimi decenni, di manifattura industriale ed uguali dappertutto, alcuni furono «presi a prestito» o forniti da altre chiese. È questo il caso del paramento dorato decorato con motivi di spighe, datato a fine Ottocento, della manifattura Viennese Müller (1884) di Trento, probabilmente proveniente dal Duomo goriziano che ne conserva ancora più capi; oppure quello del piviale nero con motivo a perpetuelle.
Tutti gli altri pezzi sono frutto invece delle abilità manuali di fedeli sanroccare e di monache votate ai lavori di ricamo e cucilo. Essi sono importanti testimonianze di quelle «attività donnesche» che annoverano insieme il ricamo, il taglio, il cucito, la pittura su stoffa, il fu sello, l’intreccio a macramé il fìlet, la confezione di piccoli decori e tanto altro che le ragazze del quartiere imparavano frequentando la scuola popolare presso il convento delle Madri Orsoline, situalo fino al primo dopoguerra non distante da San Rocco.
Perché allora dare tanta importanza a questi capi? Indipendentemente dalla loro valenza artistica o tecnica, essi sono la testimonianza tangibile di una fede vissuta, partecipata, anche sacrificata nel lavoro comune, nel sacrificio, nella abnegazione, sono la prova concreta di quel forte legame sociale che univa la comunità civile alla sua chiesa, che era caratteristico delle piccole realtà periferiche o territoriali […].
È questa la ragione per non dimenticare il valore di tali opere, talvolta modeste, semplici, ma vere, e per rispettarle adeguatamente, tutelarle e andarne orgogliosi.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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