Ha svolto la sua attività a Trieste, Firenze, Gorizia
(immagine: autoritratto di Emma Galli, 1904)
Emma Gallovich (il cognome fu italianizzato in Galli con decreto prefettizio del 28 giugno 1929) nacque a Trieste il 26 aprile 1893.
Nel grande capoluogo ebbe luogo anche la sua prima formazione artistica con il maestro Giuseppe Garzolini, specialmente per il ritratto, nella scuola di Giovanni Zangrando e Guido Grimani, dai quali attinse alle componenti venete e soprattutto monacensi della pittura, e infine con Argio Orell.
Dopo aver completato la formazione magistrale, proseguì gli studi specializzandosi presso la Kunstgeweberschule di Monaco di Baviera (1918 - 1921), sostenendo anche i fondamentali esami in accademia.
Subito dopo, nel 1928, Emma Galli si iscrisse all’Istituto d’Arte di Firenze dove poté approfondire con il maestro Lunardi la tecnica del nudo e lo studio dell’anatomia umana; soggiornerà in Firenze fino al 1929. Nei due anni fiorentini si cimentò anche nella difficile tecnica dell’affresco.
Nella sua opera la solidità delle figure, con la dominante realistica che sostiene i soggetti riprodotti, si sposava con l’impressionismo tedesco di una pittura raffinata; infatti, i momenti più alti ed elegiaci li ebbe proprio ispirandosi al colto disegno di Lovis Corinth, Max Slevogt e del grande maestro Max Liebermann.
Sviluppò una tecnica accurata e precisa, fedele al reale e alla psicologia del soggetto raffigurato: doti che la fecero diventare una vera professionista del ritratto.
Veniva richiesta e ricercata dall’ufficialità e dalla borghesia goriziana quando intorno ai primi anni Trenta, dopo la morte dell’amato padre, si trasferì a Gorizia, aprendo il proprio studio in Corte Sant’Ilario.
Le sue opere presenti e visibili a Gorizia, provincia e nel goriziano sono veramente molte e vanno: dalla famosa «Galleria dei Sindaci» nel Comune di Gorizia (Giovanni Stecchina 1945 - 1947, Ferruccio Bernardis 1948 - 1961, Luigi Poterzio 1961 - 1964 e Franco Gallarotti 1964 - 1965) che comprende anche la serie dei ritratti degli antichi podestà e di alcuni cittadini illustri da lei riprodotti da fotografie (come Graziadio Isaia Ascoli e Italico Brass), ai ritratti di tre arcivescovi Carlo Margotti, Giacinto Giovanni Ambrosi e Andrea Pangrazio (sia nella Sala del Trono del Palazzo Arcivescovile che nella Sacrestia dei canonici in Cattedrale), ai ritratti di papa Giovanni XXIII (al secolo Angelo Giuseppe Roncalli) e Benedetto XV (al secolo Giacomo Della Chiesa) straziato e impotente davanti lo scempio del primo conflitto mondiale, per giungere alle numerosissime pale d’altare e tele con figure di santi e scene tratte da testi biblici del Vecchio e Nuovo Testamento.
Dedicò molta parte del suo tempo all’arte sacra, in prevalenza dipinti, ma anche mosaici e vetrate, interpretando questa espressione artistica come servizio e come manifestazione della propria fede religiosa.
Nella ricostruzione del primo dopoguerra lavorò per varie chiese di Gorizia e del Goriziano e realizzò quadri di grandi dimensioni per le chiese d’oltre confine a San Pietro di Gorizia (Šempeter pri Gorici), Plezzo (Bovec), Plava, Oltresonzia (Log Čezsoški); sue tele si trovano inoltre fuori regione a Bassano del Grappa, Bergamo, Lodi e Vittorio Veneto.
Numerosi ritratti sono custoditi nei Musei Provinciali di Gorizia.
La pittrice visse gli ultimi tredici anni della sua vita (1969 - 1982) tra la Casa di Riposo «Angelo Culot» e il suo studio di Corte San Ilario nel quale continuerà a dipingere con la stessa intensità degli anni giovanili.
Il 27 dicembre del 1982 il quotidiano «Il Piccolo» così intitolava un editoriale dell’artista Fulvio Monai «Grave lutto per l’arte goriziana. È deceduta a Natale la pittrice Emma Galli», infatti, la pittrice si spense proprio il 25 dicembre di quell’anno, nell’Ospedale Civile di via Vittorio Veneto, non lasciando eredi, e riposa, insieme ai suoi familiari, nel Cimitero Centrale di S. Anna a Trieste.
Nel dicembre del 2011 la città di Gorizia le ha dedicato una lapide in via Giuseppe Garibaldi 9 e una scalinata tra le vie Italico Brass e Luigi Cadorna.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco
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