Sacerdote, Nunzio Apostolico,
Principe Arcivescovo di Gorizia
data di pubblicazione: 06-08-2024
★ 22 aprile 1891, Alfonsine di Romagna
† 31 luglio 1951, Gorizia
Sacerdote, Nunzio Apostolico, Principe Arcivescovo di Gorizia
(immagine: Ritratto di mons. Carlo Margotti, olio su tela di Emma Galli)
Carlo Margotti nacque ad Alfonsine di Romagna il 22 aprile 1891 da una famiglia di umili origini, e fin da bambino dimostrò doti intellettuali non indifferenti.
Entrò in seminario a Bologna e venne ordinato sacerdote l’11 maggio del 1915. Si addottorò in Sacra Teologia nel 1919, mentre nel Pontificio Ateneo Lateranense ottenne la Licenza in Diritto Canonico. Conoscitore di un numero notevole di lingue venne trasferito nel 1921 alla Sacra Congregazione per le Chiese Orientali. Elevato alla dignità episcopale il 25 marzo 1930 venne nominato Delegato Apostolico in Turchia e Grecia con sede ad Atene. Il 23 settembre 1934 fu elevato all’Arcidiocesi Metropolita di Gorizia che resse fino alla morte avvenuta, dopo lunga malattia, il 31 luglio 1951.
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Carlo Margotti lasciò una cinquantina di pagine dattiloscritte di suo pugno in cui delineava in modo diretto e spontaneo le principali vicende della sua vita fino al 1933. Il 23 ottobre 1904 venne ammesso alla terza classe ginnasiale in Seminario a Bologna, ma già nel 1907 decise di partire missionario, con l’intenzione però di andare prima pellegrino in Terra Santa, e si congedò dal seminario nel febbraio di quell’anno. Partì in treno per raggiungere Padova e Venezia con pochi soldi in tasca, la prima tappa fu al Seminario di Portogruaro, dove dormì una notte, poi si diresse a Monfalcone ma la meta era Trieste, dove giunse affaticato e smagrito.
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Presa la nuova decisione di ritornare a casa, visitò la cattedrale di Trieste, che un giorno lontano lo avrebbe visto pontificare sul trono di San Giusto, e rientrò a Bologna il 4 marzo del 1907. La situazione divenne complessa in quanto il Seminario non lo riaccolse e pertanto il giovane Carlo dovette continuare a studiare e a leggere da solo, imparando diverse lingue da autodidatta, come il serbocroato. L’anno successivo decise di rivolgersi direttamente al nuovo arcivescovo di Bologna monsignor Giacomo Della Chiesa, futuro papa Benetto XV […]
Nell’aprile del 1911 morì l’adorata madre e nel maggio del 1915 celebrò la sua prima messa venendo inviato a reggere la Chiesa sussidiale di Bologna di Santa Maria delle Grazie detta della Cavalleria. Fin da subito dimostrò una grande dote naturale nell’apprendere le lingue, tanto che a soli 24 anni aveva ultimato una grammatica della lingua bulgara. Dopo la laurea in Sacra Teologia, nel 1919, divenne parroco della neo-parrocchia di San Silverio della Chiesanuova il 25 luglio del 1920, ma già l’anno successivo, il 25 settembre 1921, venne chiamato a Roma come minutante nella Sacra Congregazione per le Chiese Orientali.
Nel 1930 la consacrazione episcopale, quindi la nomina a Delegato Apostolico in Turchia e poi in Grecia, voluta da Papa Pio XI. Nel 1934 la chiamata alla Cattedra Metropolita Goriziana con il titolo di Principe. Tre visite pastorali segneranno il suo episcopato, già nel 1935 la prima, poi nel 1940 e l’ultima del 1948, che non riuscì a ultimare a causa della grave malattia che lo porterà alla prematura scomparsa. Nel 1936 indisse il Sinodo diocesano che portò a compimento nel 1941 con disposizioni molto precise sulla missionarietà della chiesa e l’apostolato sacerdotale. Nel 1939 solennizzò i 400 anni dell’apparizione della Santa Vergine sul Monte Santo chiamando il cardinale Patriarca di Venezia Adeodato Piazza a presiedere il grande pontificale di ringraziamento.
Nel 1948 promosse la Peregrinatio Mariae e nei suoi anni di episcopato concluse la costruzione della chiesa del Sacro Cuore inaugurandola il 16 giugno 1938 alla presenza del cardinale arcivescovo di Bologna Giovanni Battista Nasalli Rocca: Erano le 14 del 2 maggio 1945. Lo rivedo nella stanza i cui era solito concedere udienza, sempre e indistintamente, a tutti. Era in stato di arresto. L’astuzia, l’inganno, il tradimento, la forza, la minaccia dei partigiani di Tito avevano allora trionfato sul diritto, sulla lealtà, sulla giustizia, sulla bontà. […]
La liberazione avvenne il successivo 8 maggio 1945, con l’obbligo del trasferimento a Udine presso l’arcivescovo mons. Nogara da dove farà rientro alcuni anni più tardi.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco
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