★ 1921, Feltre |
† 7 agosto 2007, Udine |
Scultrice e pittrice |
(Dora Bassi ritratta nel suo studio da Ulderica Da Pozzo – da www.dizionariobiograficodeifriulani.it/bassi-dora/)
Nacque nel 1921 e si spense nel 2007. Studiò a Firenze e Venezia sotto la guida di Felice Carena e Giuseppe Cesetti. Nell’immediato dopoguerra aderisce al Neorealismo e negli anni Sessanta apre a Udine uno studio - laboratorio per realizzare sculture e bassorilievi in terracotta, più tardi in bronzo, ferro, acciaio per vari committenti pubblici e privati.
Fu docente all’Accademia di Brera per vent’anni dal 1971 al 1991 partecipando a programmi sperimentali di rinnovamento della didattica. Come scrive la giornalista goriziana Cristina Feresin nell’articolo di commiato: «Pittrice, scultrice, scrittrice, Dora Bassi è stata sicuramente una delle maggiori artiste del territorio, dagli anni ’50 costantemente presente sulla scena artistica nazionale e locale».
Racconta di sé l’artista: «Ho raggiunto la buona pittura, quella che mi serve per dare alla luce le figure simboliche della mia mente con i colori dei miei affetti. Non potrei chiedere nulla di più, se non un sogno impossibile: che questa mia vecchiaia illuminata non abbia mai fine».
Dora Bassi nacque a Feltre e lì visse l’infanzia, mentre la giovinezza la passò a Brazzano di Cormòns. Conseguì la maturità classica a Gorizia e nel 1940 il diploma al liceo artistico di Firenze, dove frequentò anche la Libera Scuola del nudo. Tra il 1941 e il 1943 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia. L’attività espositiva iniziò nel 1950, periodo in cui espone con gli artisti del gruppo neorealista, e nel 1954 aprì un laboratorio di ceramica a Udine in cui creò sculture e rilievi decorativi.
Presente in numerose mostre collettive entrò a far parte del «Gruppo Numero» di Firenze con il quale espone in Italia e all’estero. Nel 1971 lo scultore Dino Basaldella la chiamò all’Accademia di Belle Arti di Milano come assistente alla cattedra di scultura. Rimase sempre legata al Friuli e su richiesta del Comune di Venzone nel 1977 organizzò a Brera un gruppo di studio e ricerca per la rifondazione della città distrutta dal sisma.
Negli anni Ottanta svolse molteplici attività, tra cui fondò il Comitato Friulano D&A (Donna &Arte), collegato al gruppo omonimo romano di cui l’artista fu anche presidente. Con il gruppo «Grands et jeunes» espose per tre anni al Grand Palais a Parigi, fondò e presiedette il Dars. Come ricorda Cristina Feresin: «Da un punto di vista artistico, gli anni ’80 segnano un passaggio fondamentale, caratterizzato dal recupero del classicismo in scultura come linguaggio in cui l’artista aveva trovato un ambito espressivo congeniale, per giungere, attraverso la serie di autoritratti e alle opere più recenti, a una ricerca introspettiva fatta di meditazione ed approfondimenti.
La grande svolta della Bassi coincide con il suo ritorno in Friuli: la pittura si trasforma in strumento per indagare dentro sé stessa assieme alla scrittura. Affronta i temi della solitudine e della non - comunicazione con invidiabile verità e semplicità di mezzi, e insieme con sapiente efficacia. Le forme si riducono all’osso in favore di un equilibrio pittorico che evidenzia gli opposti (luce - ombra) ma anche e soprattutto la sua posizione di artista da sempre divisa tra scelte, tensioni, impegno e riflessione».
Nel 1997 Gorizia le dedicò un’antologica e nel 1998 pubblicò il suo romanzo «L’amore quotidiano». Negli ultimi anni espose soprattutto in regione, Udine, Pordenone, Gradisca, Trieste, Cividale del Friuli e Cormòns, dove si apprezzarono i suoi ultimi splendidi cicli. Lasciò a Gorizia un’importante donazione, 13 opere del ciclo dedicato a Pasolini e alle sue «Poesie a Casarsa», prima raccolta dell’autore edita a Bologna nel 1942.
Un’esperienza che ha segnato in maniera decisiva la sua ultima produzione, come ebbe modo di raccontare lei stessa: «La cosa che più mi ha colpita di Pasolini e di queste sue «Poesie a Casarsa» è stata la nostalgia infinita di innocenza, la ricerca di quella purezza primordiale che ho intimamente sentito nelle sue poesie, la trepidazione, la dolcezza, e poi il senso della sera, quel silenzio animato, nel quale sente l’«oltre» attraverso le vibrazioni, che sono poi le parole, precise, attente, perfette. Il mio lavoro è stato di trovare l’eco di questa assolutezza poetica che si è materializzato in un tipo di pittura fatta di velature e di una precisa scelta cromatica: trovare i colori dell’anima, dello spirito e dei pensieri: blu, viola, verde, pervasi da una luce fredda, che non intende affermare nulla se non l’incanto del mistero. Una luce mai diffusa, né abbagliante, ma sommessa, simbolo della realtà cui alludo e che, soprattutto, non mi prefiggo di svelare. Pasolini mi aspettava».
Dora Bassi è ricordata in città con l’intitolazione di due sale.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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