★ 2 agosto 1920, Saciletto |
† 11 gennaio 1982, Gorizia |
Sacerdote - Arcivescovo di Gorizia |
L'Arcivescovo Monsignor Cocolin all'naugurazione della sede "storica" di piazza Vittoria - 30 marzo 1969.
Da sinistra: Cecilia Seghizzi, Gino Coccianni, don Giuseppe Baldas, l'Arcivescovo Monsignor Cocolin, Antonio Tripani, Antonio Zitter, Bruno Antici.
Pietro Cocolin nacque il 2 agosto 1920 a Saciletto in una antica famiglia contadina friulana. Studiò nel seminario minore e in quello Teologico Centrale venendo ordinato sacerdote da monsignor Carlo Margotti il 5 giugno del 1944. Iniziò il ministero presbiterale come cooperatore a Cormòns divenendo poi parroco a Terzo d’Aquileia nel 1951, arciprete, protonotario apostolico ad instar della basilica di Aquileia nel 1955, e parroco decano del duomo di Monfalcone nel 1966. A seguito della rinuncia di monsignor Andrea Pangrazio venne eletto arcivescovo di Gorizia e il 3 settembre 1967, e ricevette la consacrazione dal patriarca di Venezia, il cardinale Giovanni Urbani, nella basilica di Aquileia che lo aveva visto parroco per un decennio.
Scrive don Renzo Boscarol nella monografia monsignor Pietro Cocolin, in «collana Testimoni di vita», edizioni Voce Isontina, Gorizia 2015 (pp. 20 - 21),
le schiette origini contadine di Pietro Cocolin sono riconoscibili proprio dietro ad uno stile di vita che è diventato persona. Uno stile che è insieme dignità e nobiltà, unitamente ad una grande umanità. Egli ne faceva riconoscente memoria, ricordando tale condizione durante gli studi in Seminario, le ristrettezze della guerra e le nuove esigenze della vita pastorale, a Cormons a Terzo in particolare, dove lo slancio del giovane sacerdote e parroco era tutto proteso a rispondere alla domanda di formazione che veniva dalle giovani generazioni…
Questo lo stile che lo guidò nei 14 anni di servizio all’Arcidiocesi di Gorizia. Uomo di Dio, mostrò grande attenzione ai temi della socialità e della cultura collaborando alla trasformazione dell’immagine stessa della città di Gorizia e dell’arcidiocesi in terra di comunità di accoglienza e di incontro, ricca di una tradizione spendibile per il futuro superando così l’idea del confine e della divisione.
Riformò in modo sostanziale la curia, istituì un vero centro pastorale per la comunità slovena, valorizzò il settimanale diocesano «Voce Isontina», diede ampio spazio al laicato e alle iniziative promosse dai giovani, nonché fu promotore continuo della formazione nei riguardi delle nuove generazioni.
L’impegno missionario fu una delle attività che vide il suo massimo impegno culminando con l’assunzione in prima persona della collaborazione missionaria con la diocesi di Bouakè in Costa d’Avorio, dando vita a vocazioni sacerdotali, missionarie, religiose in un servizio collaborativo con il Terzo Mondo. Fu un grande cultore di storia e di storia dell’arte e diede uno slancio notevole alla basilica di Aquileia riportando al centro il culto dei santi martiri Ermagora e Fortunato. Divenne, tra il 1975 e il 1977, Amministratore apostolico della diocesi suffraganea di Trieste in un momento delicatissimo, proprio quando furono definiti i confini delle diocesi a seguito dei trattati internazionali.
Collaborò attivamente alla costruzione della prima chiesa della città di Nova Gorica nell’allora Jugoslavia socialista e riprese i pellegrinaggi nel santuario mariano del Monte Santo.
Morì improvvisamente l’11 gennaio 1982, la popolazione goriziana partecipò in massa ai funerali concelebrati dall’episcopato triveneto dimostrando uno straordinario attaccamento al padre e pastore Pietro Cocolin.
La città di Gorizia gli ha dedicato un viale dei giardini pubblici, nel settembre del 2015.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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