★ 5 agosto 1927, Venezia |
† 13 agosto 2020, Gorizia |
Attrice |
Maia Monzani ha speso tutta la sua vita a teatro, dove ha lavorato con artisti del calibro di Annibale Ninchi, Tino Carraro, Salvo Randone, e nell’insegnamento, come logopedista, per oltre dieci anni all’Accademia filodrammatica «Nico Pepe» di Udine.
Ricorda lei stessa che quando c’era il teatro di mezzo, non ha mai esitato a «buttarsi», come quella volta «terribile in cui fui coinvolta per uno spettacolo degli allievi del terzo anno. Io che chiedevo continuamente il copione, la coreografa che invece mi chiedeva di far rivivere attraverso il movimento del corpo momenti difficili della mia vita. Il tema era la paura. Arrivati alla sera dello spettacolo in corte Morpurgo a Udine, convinta di non esserci dal momento che non capivo quale fosse la mia parte, ecco che la danzatrice mi si avvicina e mi chiede di raccontare la mia paura più grande, quella dell’abbandono. Fui così costretta a raccontare di quando, piccolina, temetti di essere abbandonata da mia mamma. Mi costò una fatica tremenda e impiegai diversi giorni a elaborare quel ricordo, che mi aveva ossessionata per molti anni. L’avessi saputo prima sarei scappata, ma c’era il pubblico...». Ecco il pubblico, il teatro, l’attore... «è una comunione, così l’ho sempre vissuta, fatta di complicità e aspettative, che aiuta reciprocamente, regala emozioni che arricchiscono e ti fanno conoscere meglio». Maia Monzani è un’interprete sublime, una donna fuori dal comune, forte e tenace, graffiante e poliedrica, che sa leggere qualsiasi testo, dalle Sacre scritture in chiesa, a Dante, fino a testi di Ian Bernas che Simone Cristicchi ha voluto per il suo Magazzino 18, testi sull’esodo istriano.
Non un momento della sua vita è stato inteso nella solitudine, ma la tenacia, la volontà e una determinazione fuori dal comune, anche dinanzi alle grandi tragedie della vita, le hanno fatto superare i momenti più complessi. Lei continua a lavorare, a dare una vibrante testimonianza di vita in qualsiasi luogo venga chiamata, varcando i grandi palcoscenici anche televisivi, o nelle piccole sale parrocchiali; una missione di vita, una fedeltà indiscussa alla sua città, con una forza interiore che è fede vera e testimoniata
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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