Dal punto di vista del Borgo di San Rocco, e cioè da meridione, Gorizia appare dominata da due strutture eccezionali, dal castello, alto e massiccio sul suo colle, e dall’edificio che ospitò il Seminario Minore di Gorizia e che ora, con varie aggiunte e manipolazioni recenti, serve ai corsi di laurea dell’Università degli studi di Trieste.
Fino agli anni ’40 e ’50 del secolo scorso la città aveva prestato regolarmente vigile attenzione a che gli edifici rimanessero armonizzati entro una quota volutamente modesta, senza vistose eccezioni ed emergenze che non fossero, per necessità di cose, i campanili o poche torri.
Che il castello emergesse di molto non si faceva dipendere soltanto dalla quota dell’altura su cui esso si è sviluppato quanto dal significato storico e quindi simbolico a cui esso corrisponde.
La imponenza del Seminario Minore, invece, spicca lontano dal centro storico e però corrisponde a un momento ancora felice per una città che da mezzo millennio non conosceva guerre e aveva potuto svilupparsi armonicamente, quasi con ritrosia e con fiduciosa attesa in un divenire non tumultuoso.
Il Seminario fu detto “minore” non per le sue dimensioni ma perché destinato ad accogliere studenti delle classi inferiori rispetto a quelli del Seminario teologico centrale.
Pensato già nel 1898 dal cardinale Giacomo Missia, arcivescovo di Gorizia, il grande edificio doveva sorgere in un appezzamento di quindici ettari accanto alla Villa Boeckmann, già Strassoldo, lungo via Dreossi (ora via Alviano), acquistato per 243 mila corone. Si pensò quindi nello stesso anno a un progetto e a un progettista autorevoli, che, per l’interessamento fattivo del gesuita p. Emil Volbert, fu indicato in padre Anselmo Werner, dell’abbazia benedettina di Seckau in Stiria, ben noto per aver progettato in Austria e in Germania istituti di formazione e monasteri; egli era facilmente raggiungibile perché era alle prese col progetto della chiesa delle Grazie di Tersatto presso Fiume.
La repentina scomparsa del cardinale Missia e quella del suo successore, Andrea Jordan, frenarono la progettazione: questa fu ripresa con grande intraprendenza dall’arcivescovo Francesco B. Sedej che invitò a Gorizia il 27 gennaio 1908 il p. Werner e lo incaricò di redigere almeno due progetti.
L’ispirazione per tutto l’edificio deriva da modelli genericamente romanici ma su un contesto solido e limpido fino ad accostarsi a soluzioni razionali, a cui del resto concorrevano gli impianti tecnicamente molto avanzati.
I molti e svariati inserti in pietra artificiale (capitelli, balaustre ecc.) richiamano con lucida intelligenza modelli per lo più altomedievali ma li riducono ad altre proporzioni e soprattutto li ripensano in forme stilizzate che erano suggerite dagli orientamenti formali degli anni di passaggio tra i due secoli. Più sostanziosi in tal senso appaiono invece quelli che il critico definisce alla tedesca Sgraffiti, pannelli figurati in bianco e oro/giallo su modelli largamente in uso nell’arco alpino (particolarmente nell’Engadina): qui la ricerca di simmetrie quasi astratte si sposa con stilizzazioni che cedono il passo a sinuosità senza dubbio suggerite da preferenze Jugendstil.
La commissione, riunitasi il 30 giugno e il 1° luglio 1908, propose che venisse accettato il progetto numero 2, che fu sottoposto dall’arcivescovo al consiglio del suo “senato”.
l progetto prevedeva un edificio a “E”, disposto da N-O a S-E: fu deciso di scavare il terreno e di realizzare anzitutto parte della facciata, tra l’angolo sud-orientale e l’alta torre, e due ali, quella sud-orientale e quella che avrebbe accolto la cappella e, nel piano inferiore, una sala per spettacoli o per esercizi ginnici.
Furono fissati alcuni criteri ed espressi desideri: 1. la pianta doveva avere la forma di una “E”; 2. i vani avrebbero dovuto accogliere un ginnasio diocesano; 3. le aule e i dormitori non dovevano richiedere più di sei prefetti; 4. l’infermeria doveva essere del tutto isolata; 5. alle Suore della Misericordia o della Provvidenza si sarebbe dovuto destinare un edificio attiguo; 6. doveva essere progettato un adeguato sistema per la fornitura dell’acqua; l’interrato avrebbe dovuto accogliere vari e moderni impianti, tra cui quelli per la lavanderia e per il riscaldamento.
L’Ufficio tecnico del Comune approvò rapidamente (8 novembre 1908) il progetto definitivo. Negli ultimi.
I lavori furono condotti dal capomastro goriziano Anton Maurer (di via Salcano) e il 30 novembre, festa di sant’Andrea, fu posta la prima pietra. Alla fine del 1909 il rustico aveva raggiunto il primo piano.
Raggiunto già nel maggio 1910 il terzo piano, si provvide alla copertura e la difficile copertura della torre fu affidata al carpentiere Weissbacher della ditta Lehner di Lubiana: la spettacolosa struttura doveva proteggere un’enorme cisterna per centomila litri d’acqua. Danneggiata nella guerra mondiale fu del tutto abbattuta, sia per la difficoltà di ripristinarla, sia per i suoi significati troppo spiccatamente transalpini.
Il 10 agosto 1911 fu completata la copertura dell’ala frontale e della torre, sicché si poté fare il licof.
L’edificio si sviluppava per 139 metri di lunghezza e, con la croce dorata, la torre raggiungeva l’altezza di 53 m e 60. C’era legittimo compiacimento per le novità tecniche impiegate ma anche per la bellezza dei particolari, sia della chiesa, che aveva la forma di una basilica con transetto, sia delle pitture e degli Sgraffiti: vi erano raffigurati i patroni dell’arcidiocesi, i santi Ermagora e Fortunato (“ornamenti notevoli, sublimi e sereni”). L’imponenza dell’edificio era mossa con l’inserimento di torricelle semicilindriche, di Erker o sporti, ma ancora con protiri, ballatoi e terrazze.
L’eco del Litorale” del 7 ottobre 1912 riferisce con molti particolari ma anche con grande soddisfazione della festa di inaugurazione e di benedizione dell’edificio, chiamato nel titolo Seminario principesco-arcivescovile Andreanum.
Vi si dice, tra l’altro: “
Fu celebrata ieri la solenne benedizione del nuovo edificio che quale mole maestosa e sontuosa s’erge nell’ex villa Böckmann, la più bella e salubre posizione di Gorizia.
La sacra benedizione al monumentale palazzo, che gareggiare potrebbe per la sua sontuosità, ampiezza, disposizione interna ed esterna, colle sue adiacenze ridotte a viale, parco e terreno coltivato, con castelli di residenza di diversi principi regnanti, fu impartita da S. A. il Principe Arcivescovo e Metropolita Mons D.r Sedej, assistito da Canonici e da sacerdoti.”
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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