Il Beato Padre Marco d'Aviano, allievo del collegio dal 1643 al 1647
I secoli XVII e XVIII segnarono sicuramente un progresso in campo culturale poiché le lettere e le scienze furono coltivate in modo che non può avere confronto con il periodo precedente: questa affermazione è valida per l’Europa in generale, ma può dirsi veritiera anche in particolare per quanto riguarda il Goriziano; nello specifico, per la città, il merito di questo progresso va dato ai Gesuiti che con la loro opera educativa, fondata dai padri che giunsero a Gorizia nel 1615 istituirono la prima «scuola di umanità» pubblica e gratuita, che diventò ben presto una vera e propria istituzione cittadina, capace di sopravvivere anche dopo la soppressione dell’ordine stesso sotto la guida della congregazione dei Piaristi e degli Scolopi, e poi come istituzione statale dell’Impero, del Regno d’Italia e tuttora della Repubblica, guadagnandosi e mantenendo tuttora la nomea di scuola d’alto profilo, che non cessa da quattro secoli di preparare i propri studenti alle prove della vita tramite la solidità della cultura e delle lettere classiche.
Per capire le motivazioni dell’arrivo a Gorizia dei seguaci di Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine, bisogna brevemente descrivere lo stato in cui versava la città prima del loro arrivo e sicuramente per questo ci può venire in aiuto la relazione che il patriarca di Aquileia Francesco Barbaro scrisse a seguito della sua visita ai paesi austriaci, inviata il 29 giugno 1594 a papa Clemente VIII.
Da questa si evince come in città fosse profondamente diffuso ogni genere di male e di eresia, il clero vivesse in rilassatezza di costumi e la gioventù non ricevesse un’educazione adatta e conveniente.
Anche Gerolamo di Porcia, nunzio apostolico a Graz, si interessò in quegli anni della situazione del Contado di Gorizia e se il Barbaro auspicava l’erezione di un Collegio Gesuitico come soluzione della decadenza morale della città, il diplomatico austriaco vedeva come unica soluzione l’introduzione dell’Inquisizione in città per estirparne i mali.
La soluzione del Collegio Gesuitico piacque all’Arciduca Federico II, grande alfiere dell’ordine nell’impero, che il 3 novembre 1614 scrisse agli Stati Provinciali riguardo all’opportunità di aprire un collegio a Gorizia.
Come testimoniano i documenti della curia generalizia dell’Ordine, i padri diedero inizio alla loro attività a Gorizia nel luglio 1615 e poiché ancora non avevano una dimora, vennero ospitati in casa Coronini, fin quando Gasparo Vito di Dornberg concesse loro la chiesa di S. Giovanni Battista costruita dal nonno barone Vito, assieme alla casa e alla rendita annessa.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco |
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