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STORIA E TRADIZIONI > Pillole di storia
 
04-10-2016
tema: DOCUMENTI CENTRO TRADIZIONI
LE VIE DI BORGO SAN ROCCO
E' bello conoscere le vie del proprio Borgo, passeggiando si leggono e trovano personaggi importanti, famiglie illustri, nomi che ormai si perdono nella notte dei tempi: Lantieri, Parcar, Grabizio, della Bona, solo per ricordarne alcuni.
Giuseppe Domenico Della Bona
Nasce a Gorizia il 9 gennaio del 1791. Per volere del conte Della Torre viene nominato direttore del Monte di pietà, carica che coprirà fino alla morte. Storiografo e raccoglitore di memorie patrie. Nel 1850 diventa membro della Commissione per la compilazione dello Statuto della città e dal 1851 è consigliere comunale. Autore di numerosi saggi e sunti cronologici di storia locale, muore a Gorizia nel 1864.
 
Giuseppe Lorenzo Cipriani
Nobile famiglia friulana (de Cipriani) d’origine fiorentina stabilitasi a Gorizia nel 1664. La sua figura più rappresentativa è senza dubbio Giuseppe Lorenzo Cipriani, giurista, poeta e dotto studioso dell’antica storia del Friuli. Nacque a Cormòns nel 1760 e morì a Gorizia nel 1829. Fu in un certo senso precursore dell’idea nazionale e convinto assertore dell’origine romana di Gorizia che, secondo alcuni studi, non doveva essere che l’antica Norcia situata ai piedi del San Valentino o Sabotino, circa nel punto dove ora si trova la località di san Mauro. Queste alcune delle sue opere: “Riflessioni sopra il commercio antico ed attuale stato d’Aquileia”, “Saggio sull’antica Norcia situata non lungi da Gorizia (pubblicato nel 1799) e “Voli e cadute di Napoleone Bonaparte” (quattro volumi manoscritti in foglio e rimasti inediti).
 
Vittorio Emanuele Orlando
Nato a Palermo nel 1860, morto nel 1952. Giurista e uomo politico, più volte ministro. Nel 1903, presidente dei ministri dopo Caporetto (29 ottobre 1917), attuò l’Unione Sacra dei partiti. Delegato a Versailles difese con poca fortuna gli interessi italiani, dimettendosi dopo venti mesi da Capo del Governo (23 giugno 1919), fu anche Presidente della Camera durate la Marcia su Roma, non concordando con le vedute fasciste si ritirò a vita privata già nel 1925. Dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, si pensò a Orlando come Capo del Governo ma poi venne nominato Badoglio. Resta ancora oggi nel mistero il nome del vero autore del controverso messaggio rivolto da Badoglio alle truppe italiane l’8 settembre 1943, solo un giurista come Orlando avrebbe potuto elucubrare una perifrasi così articolata che nella sostanza mandò in frantumi l’esercito (come ricorda il sen. Giulio Andreotti). Dopo la caduta del fascismo ritornò alla vita politica; le sue principali opere sul diritto sono: Principi di diritto costituzionale (1889), Principi di diritto amministrativo (1890), Discorsi per la guerra e per la pace (1923).
 
Famiglia Grabizio
Nome alterato. La famiglia Grabitz poi de Grabitz era oriunda di Vipacco e si era stabilita a Gorizia nel 1500. Aveva vaste proprietà terriere a San Rocco, a Montespino e altrove. Il capostipite Goriziano Giorgio de Grabitz si distinse in fatti d’arme combattendo nelle file dell’esercito di Massimiliano d’Austria contro i veneziani nel 1508. In seguito a ciò i suoi figli Giorgio e Luca ricevettero conferma di nobiltà. Lo stemma araldico era un passero. Il nome venne successivamente modificato in Grabizio e a questa famiglia era appartenuta la palazzina d’angolo tra via delle Monache e via Crispi (ove oggi è ubicata una farmacia). Se il nome della famiglia de Grabitz figurava nel 1758 fra i nobili residenti nel territorio, 89 anni più tardi e precisamente nel 1847 la stessa non era più intestataria di stabili.
 
Giovanni Ottaviano Parcar
Concittadino, canonico del Capitolo metropolitano, benefattore. Istituì, con atto testamentario da lui vergato in data 23 settembre 1780, la Fondazione “Parcar” la quale aveva lo scopo di dotare ogni anno una ragazza sprovvista di mezzi ed in procinto di sposarsi. Tanto l’amministrazione del capitale come la scelta della giovane da dotarsi spettava, in base al testamento, all’Arcivescovo.
 
Pietro Veniero
Patrizio veneziano dell’illustre casata Veniero che diede a Venezia tre dogi. Fu delegato della Serenissima Repubblica Veneta a governare la Contea di Gorizia in qualità di Primo Luogotenente, governò la nostra provincia dall’aprile del 1508 al giugno 1509 lasciandovi per sempre l’impronta veneta.
 
Antonio Lasciac
Antonio Lasciac nasce a San Rocco il 21 settembre 1856, primo dei sei figli del conciacapelli Pietro Lasciak e di Giuseppina Trampus. Fin da bambino dimostra della attitudini e un interesse speciale per l’architettura e dopo le Reali inferiori e la Oberrealsschule frequenta il Politecnico a Vienna e contemporaneamente si sposa con Maria Luigia Plesnizer, dalla quale avrà tre figli Plautilla Angelina Francesca, Fabrizio Antonio Giuseppe, Romeo Italico Alessandro. Si laurea in architettura e ancora non compiuti i ventisei anni (9 agosto del 1882) firma il suo primo progetto di ristrutturazione e ampliamento di una casa in via Vaccano n° 6 per conto di Antonio Rickertzen. L’anno successivo si reca in Egitto (come fecero molti ingegneri e architetti italiani suoi coetanei), ad Alessandria, dove lascerà un segno indelebile in quanto fautore di un vero e proprio risorgimento architettonico della città. Nel 1888 torna in Italia (a Napoli) e nel 1891 fissa la sua residenze a Roma, dove si metterà in contatto con i grandi architetti locali e partecipa a numerosi concorsi mettendosi in luce. A Roma elabora i progetti per la Chiesa del Sacro Cuore (1891) e di San Rocco (1894), entrambe le opere non saranno realizzate. Dal 1898 tutta la famiglia prenderà dimora al Cairo, in quegli anni Lasciac continuerà a lavorare senza sosta elaborando un numero considerevole di progetti tra i quali anche la fontana – obelisco di piazza San Rocco. Nel 1907 viene nominato architetto capo dei palazzi khediviali e ottiene la qualifica onorifica di “Bey”. Nel 1899, a previsione di un suo ritorno a Gorizia, si fa costruire una villa fantasiosa immersa in un parco sul colle del Rafut, ma non vi prenderà mai dimora. Durante la prima guerra mondiale è presente a Roma e nel 1917 disegna un piano dio regolazione e ampliamento per la città di Gorizia, questo piano, seppur non accolto globalmente, sarà alla base del piano regolatore elaborato successivamente da Max Fabani. Negli anni Venti del XX secolo ritorna al Cairo dove vedrà morire, ancora giovani, entrambi i figli maschi. Nel 1929 diventa Accademico di San Luca in Roma. Ormai anziano, dopo altre peregrinazioni tra l’oriente e Roma, nel 1940, decide di stabilirsi definitivamente a Gorizia, morirà a El Cairo novantenne il 26 dicembre 1946.
 
Pietro Blaserna
Nato a Fiumicello nel 1830, morì a Roma nel 1818. Scienziato di fama mondiale e fondatore della nuova scuola di fisica in Italia. Era fanciullo quando la famiglia si trasferì a Gorizia dove frequentò il ginnasio. Studiò poi a Vienna e Parigi: tenne cattedra di fisica all’Università di Palermo, Firenze e Roma. Senatore del regno e vicepresidente del Senato, Presidente dell’Accademia dei Lincei, membro delle più celebri accademie italiane e straniere, venne insignito delle più alte onorificenze dall’Italia e dall’estero, dalla Russia all’America. Le sue opere scientifiche furono tradotte nelle principali lingue del mondo. Delle numerose opere che pubblicò, da citare “Teoria del suono nei suoi rapporti con la musica”, “Dello stato attuale delle scienze in Italia” e “Sulle variazioni secolari dell’inclinazione magnetica nei tempi antichi”.
 
Emilio Cravos
Nato a Gorizia nel 1880, patriota e martire della causa italiana di Gorizia. La sera del 15 novembre 1915, in un’osteria affollata di soldati austriaci di cui uno insultava l’Italia, aveva gridato “Viva l’Italia”; arrestato e processato per direttissima dal Tribunale di guerra, con procedimento sommario fu condannato a morte mediante fucilazione. Mentre veniva condotto al supplizio, un capitano gli propose la grazia, già firmata, a patto che rivelasse almeno alcuni nomi di irredentisti italiani. La risposta fu “No! Femo presto!” (No! Facciamo presto). Giunto sul posto dell’esecuzione (in via ora a lui dedicata, presso il terrapieno della ferrovia) rifiutò la benda e guardando in faccia il plotone schierato gridò ancora una volta “Viva l’Italia”. Cadde con questo grido tra le labbra il 7 novembre 1915.
 
Antonio Baiamonti
Nato a Spalato nel 1822, morì nel 1891. Patriota e strenuo difensore dei diritti nazionali delle province italiane soggette all’Austria. Si laureò in medicina all’Università di Padova e sin dalla prima giovinezza si diede alla carriera politica, amministrativa e giornalistica. Per vent’anni fu deputato al Parlamento di Vienna e in ogni occasione levava la sua voce di assertore dell’italianità dalmata e giuliana. Fu anche per molti anni podestà di Spalato e sotto la sua amministrazione la città fu dotata di un acquedotto, di un ospedale modernamente attrezzato, di un teatro, di una fontana monumentale e di una banca. Quando il comune italiano di Spalato fu sciolto, Baiamonti fondò il giornale “La Difesa” dalle cui colonne continuò la lotta politica. Il foglio cessò la pubblicazione nel 1887, pochi anni più tardi l’anziano patriota morì nel totale abbandono e indigenza.
 
Lantieri
Antichissima e nobile famiglia che, dopo la costruzione del Castello di Paratico (Brescia) nel 1007 aggiunse il predicato “di Paratico” all’augusto cognome. In questo castello i Lantieri tennero sempre libero feudo dando investiture e concedendo vassallaggi. Prima guelfi, poi ghibellini, i Lantieri diedero figli illustri alla Lombardia. Antonio III si trasferì a Gorizia acquistando nel 1505 il palazzo fortificato di Schoenhaus in Piazza Sant’Antonio. In questo palazzo furono ospitati illustri personaggi fra i quali Papa Pio VI, Carlo Goldoni, Giacomo Casanova e Lorenzo da Ponte (poeta e librettista di Mozart). Anche il ramo Goriziano dei conti Lantieri – Paratico ha dato uomini insigni nei campi della cultura, dell’arte e delle gerarchie militari. Non da ultimo il conte Ermanno di Levetzow Lantieri (1907 – 1998) che ebbe grandi onori nel Sovrano Militare Ordine di Malta: Cavaliere d’Onore e Devozione nel 1933, Balì Gran Croce di Onore e Devozione nel 1960, Balì Gran Croce di Obbedienza nel 1965, svolse compiti delicati per incarico del Principe e Gran Maestro ed ebbe il merito di riuscire a far costituire la Delegazione Granpriorale per Il Friuli – Venezia Giulia guidandola poi, come Delegato, per più di quarant’anni.   
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