Era il marzo del 2015 quando Renato Madriz lasciava per sempre il suo amato Borgo dopo un lungo calvario personale. Ma da allora mai sono venuti meno il ricordo, la sua voce, il suo friulano, la sua saggezza. Amava totalmente il suo Borgo, la sua storia, la sua gente, le sue tradizioni. E cercava con tutto sé stesso di salvaguardare quel patrimonio inestimabile che era la memoria di un popolo, di un Borgo, di una cultura contadina antica ma sempre attuale.
Era stato uno dei fondatori del Centro per le Tradizioni nel 1973, forse il nome stesso dell'associazione era stata una sua intuizione. Quel conservare e valorizzare erano due verbi sui quali Renato aveva fondato tutta la sua esistenza. Negli anni poi aveva coperto tutte le cariche direttive dell'associazione da segretario, a vicepresidente, a tesoriere, fino a Presidente tra il 1977 e il 1979. Sotto la sua presidenza la sagra è cresciuta ed è diventata un punto di aggregazione fondamentale per la città, ma di lui sono le grandi idee culturali: il giornalino del Borgo e dell'associazione "Il Nostri Borc" che fondò fin dal novembre del 1973 e poi il Premio San Rocco che ancora oggi segnala personalità meritevoli che hanno dato lustro con il loro lavoro o la loro attività al Borgo e alla città di Gorizia. la sua attività continuò negli anni, ad esempio a partire dal 2008 e negli anni successivi lottò senza sosta affinché la collina dell'ex Seminario minore fosse pulita e ritornasse alla città di Gorizia e affinché il Centro per le Tradizioni fosse promotore attivo di un Orto didattico nella Scuola elementare "F. Rismondo" del Rione. Entrambe le iniziative sono state portate a buon risultato e la salita al Seminario minore, inaugurata nel febbraio del 2015, porta proprio il nome del caro Renato Madriz.
Scrive Mauro Ungaro nel lungo articolo di ricordo presente nella Rivista "Borc San Roc n° 26" del novembre 2015 alle pagine 84 - 85: "figlio orgoglioso di una delle famiglie più antiche di San Rocco essendo nato quando il borgo ancora rivendicava con forza la propria anima contadina o, più precisamente, ortolana. Le case strette attorno alla chiesa erano già, ma non ancora e non solo, città. Il Borgo - e questo era uno dei cardini del pensiero di Renato - è sorto ed esiste perché c'è la chiesa: una presenza certamente fisica ma sopratutto di continuo riferimento spirituale e valoriale per il quotidiano di intere generazioni. Pensare di vivere i due momenti di maggiore aggregazione nel ripetersi annuale della vita del borgo (la processione pasquale e la sagra agostana) scordando la loro origine e la loro valenza ecclesiale significava accantonarne il significato più profondo, considerandoli alla pari di una delle tante manifestazioni rievocative in costume che adesso, vanno tanto di moda o di un'estemporanea e chiassosa festa paesana". Questa è una immagine che spiega molto bene il valore del messaggio che Renato voleva lasciare alle nuove generazioni, un messaggio fondato su valori profondi che caratterizzano un'intera esistenza.
Renato e la sua presenza austera e ieratica rimarranno sempre nel cuore del Borgo. Tutti lo hanno visto, almeno una volta, sfrecciare sulla sua fedele due ruote nelle vie del Borgo e della città [magari contromano] e sempre con documenti tra le mani, perché quando parlava aveva con sè le "pezze d'appoggio". Certamente è stata una figura particolare, non passava indifferente sulla scena e tante volte risultava scomoda per la chiarezza di pensiero, ma le sue parole non andranno disperse e resteranno a fondamento delle attività dell'associazione e della vita del Borgo.