Proprio ieri all'ospedale civile di Gorizia di è spento all'età di 88 anni il maestro Gianfranco Saletta. Fu graditissimo ospite nel novembre 2007, insieme alla magnifica Ariella Reggio, nella Sala Incontro per onorare Francesco Macedonio nel giorno della Consegna del Premio San Rocco da parte del Centro Tradizioni. Come diceva sempre "Se uno nasce a Venezia in campo San Bartolomeo (o san Bòrtolo) che ha al centro la statua di Carlo Goldoni che cosa potrà mai fare nella vita se non l’attore?" Dei tre grandi maestri sul palcoscenico di San Rocco rimane solo Ariella Reggio ma di quella loro interpretazione di alcune pagine della commedia “Due paia di calze di seta di Vienna” tutti i presenti hanno un ricordo vivo e vivace.
Saletta nella sua lunga esistenza tentò di occuparsi d’altro (informatore farmaceutico) ma il destino ha voluto che fosse il teatro il suo orizzonte. Arrivò a Gorizia nel momento e nel posto sbagliati, in quella Venezia Giulia graffiata da un secondo dopo guerra che è tra le pagine più nere del già fosco Novecento giuliano. Ha attraversato il Novecento con la sua ironia, il carattere di una triestinità unica, quella sua voce inconfondibile, un mestiere senza pari e ha compiuto cinquant’anni da attore professionista nel 2014. Nel suo corposo curriculum ci sono le stagioni dell’organizzatore, dell’impresario, del maestro di tanti giovani. Una carriera in un ambiente difficile, scandita da tanti sacrifici dopo quelli pesantissimi sopportati da bambino in seguito alla deportazione del padre e del fratello maggiore (talentuoso violinista de La Fenice) da parte dei partigiani di Tito durante l’occupazione di Gorizia del maggio 1945.
Una varietà di mestieri con cui ha attraversato l’Italia intera. Non solo queste terre e i loro dialetti, ma anche Venezia, Bolzano, Genova con i loro Teatri Stabili. Posti dove collezionare gli insegnamenti e gli incontri che poi restano a segnare una vita: da Luca Ronconi a Gino Landi, da Giorgio Albertazzi a José Cura, e attrici come Volonghi o una giovanissima Melato. Per tornare infine, dopo certe tournée che macinavano i chilometri, a un territorio dove più naturale risuona la propria voce, e il divertente intercalare dialettale che lo accomuna a chi è già scomparso – Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta, Lidia Kozlovic – e a chi ancora tiene in pugno la scena, Ariella Reggio e i “non più giovanissimi” cresciuti nella Contrada: Maria Grazia Plos, Giorgio Amodeo, Marzia Postogna, Adriano Giraldi. Attori che per stagioni e stagioni sono stati suoi compagni di lavoro. Interpreti che assieme a lui mantengono viva la tradizione della commedia vernacolare, chissà se al tramonto, oggi, oppure avviata a una nuova aurora.
Grazie maestro!